La complessità del territorio, inteso come momento di un processo formativo sempre in atto costituito da un sistema di rapporti a più scale, luogo dell’intreccio e delle molteplici razionalità settoriali, dove prevalgono fondamentalmente ibridazione morfologica, complessità spaziale, un certo disorientamento nella selezione e nella scelta, tende a far riferimento ad una processualità costruttiva che opera attivamente sulla struttura formale del territorio. Necessaria una configurazione in termini di invenzione figurale totale1 più che di figura su uno sfondo, verso l’elaborazione di una metodologia progettuale critica che, mettendo in scena il paesaggio come frammento di natura che l’opera architettonica renderebbe visibile e riconoscibile attraverso un’immagine sintetica, crea nuove espressività a quel presupposto poetico heideggeriano dell’abitare2.
La condizione territoriale nelle sue specificazioni, attualizzazioni e localizzazioni di forme urbane, è sottoposta ad un continuo ed inevitabile processo di trasformazione e di crescita. Ogni nuova scena di cambiamento della forma territoriale è possibile solo nella gestione e nel bilancio in termini di consumo e di sviluppo che deve necessariamente risultare competitivo, nei confronti di realtà urbane simili per complessità e misura delle relazioni, equo nei confronti del sistema ed ambiente sociale, sostenibile in rapporto alle risorse ambientali nel loro carattere non rinnovabile, raro, prezioso3. In tal modo la possibile forma del cambiamento, la riattivazione del senso urbano, dovrà operare in termini di Urban Metabolism4 dove ogni nuova configurazione e pre-visione opererà in modo sistematico, creativo e partecipativo nei confronti della complessa stratificazione dei dati fisici e sociali economici ed energetici. Ogni nuova possibile strategia di disegno urbano, allora, mette in atto una visione metabolica attraverso l’attuazione di operazioni che nello stesso tempo rinnovano lo stile del comportamento e dell’abitare, rappresentabili attraverso nuove mappe che, diffondendone le potenzialità, rendono l’impianto urbano attrattivo e competitivo , verso una apertura agli ambiti locali dell’ abitare, frequentare e praticare. L’approccio metabolico lavora sulla consapevolezza ed il riconoscimento della consustanzialità che caratterizza l’idea di un insieme ambientale totale dove riattivare e rinnovare il dialogo tra espressività naturale della struttura geomorfologica di un sito, e riformulare criticamente le stratificazioni pregresse,i tracciati insediativi e le geometrie d’impianto, le strutture di relazione multiscalari. Tale visione presuppone il chiarimento e la definizione di forme sistemiche, creative e partecipative che definiscono e costituiscono l’approccio metabolico in termini di:
Trasformazione, azione di cambiamento radicale dell’impianto urbano e del suo funzionamento in relazione al mutamento scalare attuato in ogni forma di contatto strategico ovvero di situazione e di nodo urbano. Tale visione prevede la costruzione ed un approccio sostenibile in termini di relazioni di spazio, energia e materia che trovano la loro definizione solo in situazione e che il cambiamento di misura e di relazione induce attraverso una nuova strutturazione sintattica di natura simbolica che interagisce come porzione di terra rinominata, landmark, nonché come immagine rinnovata quale riattivatore dell’identità delle unità-dimensioni paesaggistiche (si ricordano le strutture urbane intermodali che riattivano il senso urbano nella sua potenziale struttura di relazione multipla attraverso nuove immagini spaziali);
Sostituzione-Riproduzione, azione di perfezionamento e di ri-definizione sintattica della scena, attraverso innesti tipo-morfologici traducibili in sostituzione (com’era e dov’era) o raddoppio (aree di sviluppo della città dove vengono attuate nuova forme in continuità formale e sintattica con la struttura pregressa della forma urbana);
Manutenzione, azione a tempo immediato che viene applicata in tutti gli ambienti urbani, da quello storico a quello diffuso ed industriale, provocando il necessario mantenimento della forma urbana nelle sue componenti e caratteri morfo-genetici ma in una differente relazione-condizione scalare, attraverso operazione e ricollocazioni funzionale traducibili nel passaggio dall’uso al simbolo (rinnovamento funzionale che induce un cambiamento tipo-morfologico rappresentabili dalle operazioni di tipo espositivo e museografico indotte nel cambiamento della città).
In tali possibilità dell’agire, appare strategico una visione e pensiero di suolo (M.Fischbach)5 che , rigenerando la città a partire dal suo patrimonio genetico, si traduce in una progressione attraverso la quale l’eterogeneità degli elementi che compongono la scena urbana e naturale si fa propulsore di un rinnovato processo costitutivo della forma, una forma spesso di afferenza organico espressionista (melting architecture di P.Cook) dove megastrutture si dissolvono nel paesaggio, dove una diversa logica di codificazione genetica si sostituisce alla cultura semiotica ossessionata dalla rappresentazione, attraverso uno scivolamento del segno nel significato6
Note
1.La tematica dell’urgenza di una Invenzione figurale totale fanno riferimento alle ricerche suula forma urbana di Vittorio Gregotti in La Forma del Territorio, in Edilizia Moderna n°87-88, Milano 1966, nonché alle provocazione estetiche del critico Rosalind Krauss in L’Informe, Bruno Mondadori, Milano 2003 .
2. M. Heidegger, Costruire, abitare, pensare, Mursia, Milano 1974.
3. cfr. prof. E. D’Alfonso 2008, “Laboratorio Misura e Scala. Grandi Contenitori e Paesaggi”.
4. Termine chiave presente nei bandi del Settimo Framework della Comunità Europea.
5. AA.VV. _Terra Formless, Parametro °254.
6. Il progetto Peina del Viento di P. Ganchegui, le Endless House di F. Kiesler, H20 Pavillon di Nox, le richerche degli Asimptote e di Greg Lynn nonché le performative morphologies e mopho-ecologies di M.Helsel and A.Menges e l’Informal di Cecil Balmond che cerca nel pattern geografico una possibile misura strutturale delle nuove condizioni tipo-morfologiche.