Analisi.
Provincia: Zhejiang
Divisione: 6 distretti centrali
2 distretti sub-urbani
5 contee
Superficie: 3,372 km2
Popolazione: 6,242,000
Dall’asse imperiale al lago.
“Radical conservation of our heritage permits us to remember our identity and our institutional status. However, this conservation, which has become obsessive self- contemplation, turns sterile and dangerous when it is cut off from action, and relinquishes the continuation of construction which founds all anthropological and societal identity.”
Françoise Choay, On demolition
Hangzhou è una città costiera cinese che vanta una posizione geografica particolarmente strategica e favorevole. E’ situata, infatti, a 140 km da Shanghai, sull’estremità meridionale del Gran Canale che in passato la collegava a Beijing.
Il lago Occidentale (Xihu), insieme al fiume Qiantang a sud-est e al Gran Canale a nord sono stati per lungo tempo i confini naturali che hanno determinato la morfologia della città.
Le mappe storiche, risalenti alle dinastie Song (960-1279) e Qing (1644-1911), mostrano insediamenti racchiusi entro cinte murarie che seguivano i profili dei corsi d’acqua e del lago. Quest’ultimo risultava, quindi, separato fisicamente e visivamente dalla città, l’accesso a Xihu poteva avvenire esclusivamente tramite 3 porte .
Durante le dinastie citate esisteva anche una seconda cinta muraria all’interno della città che, nel caso della dinastia Song delimitava il Palazzo imperiale e si collocava a ridosso del monte Wu, nel caso della dinastia Qing rappresentava una zona di presidio.
Fino agli inizi del ‘900, il nucleo delle attività commerciali era l’asse nord-sud riconosciuto come strada imperiale che culminava a sud con la zona attorno al monte Wu, luogo di maggiore flusso e scambi. Solo dal 1913 comincia lo smantellamento della cinta muraria: il lago entra a far parte della città, ne diviene il centro e lo sviluppo urbano comincia ad espandersi ben oltre ai limiti naturali.
L’asse imperiale.
L’asse storico di Zhongshan road si estende per 6 km ed è divisa in tre tratti. Le moderne costruzioni hanno formato un tessuto urbano confuso ed eterogeneo dal punto di vista della scala, della tipologia e del materiale. Il degrado delle abitazioni, la mancanza di trasporti e la perdità di identità e coesione ha portato al declino commerciale, culturale ed ambientale della strada che ha spinto negli ultimi anni alla riqualificazione di alcuni suoi tratti. Spostandosi da nord a sud si passa da edifici alti e sezioni stradali larghe a edifici bassi e percorsi pedonali.
La natura.
La peculiarità di Hangzhou è il compenetrarsi della natura nel compatto tessuto edificato, soprattutto in corrispondenza dell’elemento che maggiormente rappresenta la città: il lago dell’Ovest (Xihu).
Canali, colline, giardini cinesi, attraversamenti sull’acqua spezzano la continuità e la serialità del tipico tessuto urbano di nuova costruzione, conferendo dinamismo allo skyline e ricchezza di percorsi.
Gli elementi della natura sono artificiosamente disegnati e adattati ai principi estetici e culturali del giardino cinese. Padiglioni, rocce, alberi, stagni e percorsi si compongono per creare punti panoramici accuratamente studiati che trasformano il lago Xihu, gli altopiani e i giardini in “paesaggi culturali”.
Il lago, ad esempio, era originariamente una laguna, ma l’intervento dell’uomo ha permesso la costruzione di dighe, isole artificiali e “punti scenici” che hanno creato percorsi panoramici sull’acqua e hanno attribuito valori simbolici alla natura.
Principi del giardino cinese.
Un’ isola, un lungolago, un giardino in un palazzo, sono microcosmi della natura che, a scale differenti, contengono principi del giardino cinese.
L’ organizzazione spaziale tende a simulare la natura e creare il senso dell’ occasione. Si ripetono percorsi non rettilinei, scansioni non simmetriche, lenti scorrimenti di viste e molteplicità di attrattori. Le sequenze di corti e padiglioni permettono rispettivamente viste verso l’interno e viste verso l’esterno che alternano compressioni e dilatazioni visive continue.
La genesi di un giardino cinese può sintetizzarsi nel trinomio “oggetto – spazio – movimento“: il posizionamento di una sala, una roccia o uno specchio d’acqua è il punto di partenza per definire i confini dello spazio, rappresentato da corti, sale a cielo aperto, verande. Il disegno del movimento dà, infine, la struttura spaziale e gerarchica, conducendo il fruitore verso gli elementi da scoprire. I percorsi uniscono punti nodali, creano spazi residui, servono ambienti minori.
Ponti, passaggi coperti, padiglioni, sale primarie e secondarie sono le costanti del giardino cinese.
Le aperture sono elementi d’interno che creano i cosidetti “scenari presi in prestito” da altri ambienti. Le finestre sottolineano e frammentano il paesaggio e danno il senso di anticipazione, le viste lontane vengono incorporate nel progetto del giardino (“finestra dipinto”).
Il progetto.
Convergenza.
L’area di interesse si trova in un punto di convergenza di flussi, tessuti e scale diversi.
Ripensare questo vuoto significa risolvere la giunzione di elementi eterogenei.
Il sistema infrastrutturale, il costruito e il paesaggio costituiscono un intreccio di maglie che trovano nella piazza il momento di sintesi.
Il costruito è un alternarsi di residenze seriali senza riferimenti e case a corte storiche.
Il sistema infrastrutturale è dominato dall’asse imperiale che corre tangente all’area di progetto e parallela alla strada sopraelevata, quest’ultima definisce una cesura netta tra l’area nell’ansa del monte e il tessuto oltre la strada. A queste due strade urbane si affiancano vicoli e percorsi paesaggistici che conducono a punti di pausa sul monte. Gli accessi che portano alla risalita sono diventati col tempo punti di retro, rendendo le scalinate elementi dimenticati.
Assi e nodi.
Di fronte a questa situazione di soglia e frammentarietà, l’intento è quello di dare unitarietà e coesione ai vari oggetti, in modo che si crei un dialogo continuo a più scale.
E’ stato adottato un sistema cartesiano come principio ordinatore di elementi accumulatisi nel tempo.
Gli assi che lo regolano si intersecano in nodi che scandiscono la piazza e si materializzano in elementi architettonici diversi a seconda delle generatrici.
Porosità.
La proposta progettuale è una ricostruzione dei fronti urbani con vari gradi di porosità e una definizione di molteplici spazi aperti.
I sistemi urbani, infatti, sono così diversamente caratterizzati che hanno richiesto un trattamento architettonico diverso a seconda del punto di giunzione e degli elementi coinvolti. I vari accorgimenti puntuali si legano, tuttavia, in un gesto architettonico unitario che si confronta con le varie misure della piazza.
In corrispondenza del tessuto di case a corte la scelta è stata quella di arretrare i volumi per dare rilievo ai prospetti delle residenze storiche.
Nei confronti degli edifici in linea multipiano, invece, la scelta è stata quella di creare un fronte compatto che si chiude verso la strada e guarda all’interno della piazza. Il rapporto tra le altezze è coerente per avere una scala di confronto appropriata.
Il volume sugli scavi è una struttura semiaperta visivamente molto porosa per permettere un dialogo continuo con la storia ma accessibile solo in punti specifici.
A ovest si crea un fronte articolato da setti murari che conducono lentamente a scoprire lo spazio aperto all’interno.
Archeologia.
I reperti archeologici che sono stati ritrovati appartengono a un antico tempio ancestrale risalente alla dinastia Song del Sud. Gli studi fanno presumere un monumento situato all’interno di uno spazio a più corti, poco distante dal palazzo imperiale. Quest’area abbracciata dall’ansa del monte Wu e un tempo delimitata dal canale era il luogo di risalita al monte degli imperatori.
Successivamente alla dinastia Song, non solo è stato distrutto il palazzo imperiale ma è cambiata anche la cinta muraria della città; l’area di progetto, che un tempo rappresentava un luogo strategico, ha perso nei secoli successivi l’importanza che aveva quando Hangzhou era la capitale della dinastia Song.
Si sono accumulati nel tempo costruzioni discontinue e frammentarie ai piedi del monte che hanno contribuito a svalorizzare l’area e lasciarla in uno stato di degrado. Negli anni ‘90 sono stati riportati alla luce selciati, pilastri, ceramiche, fondazioni, mura dell’ex tempio ancestrale, ma la complessa stratificazione è stata ignorata ponendo un vuoto di silenzi e lasciando irrisolte le emergenze.
Il progetto vuole far riscoprire il senso di luogo e di radicamento, svelando i reperti archeologici come pietre di un giardino cinese, come elementi di attrazione di uno spazio attivo e vissuto, un museo all’aperto che si offre alla città con percorsi liberi e facilmente accessibili che portano a ricollegarsi con i tortuosi percorsi antichi.
Landscape urbanism.
Il monte Wu delimita i margini dell’area, disegna lo skyline e rappresenta una figura urbana perentoria. Il progetto definisce il crinale di risalita con una successione di terrazzamenti e edifici che compongono un parco urbano lineare arroccato sul dislivello del monte. Questa sequenza si ricongiunge coi percorsi antichi che si arrampicano fino alla sommità del monte e permettono di raggiungere punti di pausa quali pagode e padiglioni.