Pagina 45 in "Spazio" n.4

“Per arte astratta si intende questa tendenza il cui scopo è continuare l’espressione plastica del futurismo e del cubismo in un altro ordine di idee- quale eliminazione non solo della forma degli oggetti ma anche della loro ombra- attraverso una plastica di volumi puri e un ritmo libero, con dei mezzi altrettanto semplici quanto quelli della geometria e del colore primitivo. Si tratta di attendere, da questa strada l’unità costruttiva, e l’equilibrio della divisione rettangolare del quadro,si tratta di creare una realtà concreta e viva per i nostri sensi, benchè essa sia attaccata dalla realtà passeggera della forma”

(nota 3) Alberto Sartoris “Elementarismo di Vordemberge

Img 1.: Pagina 45 di “Spazio” n. 4

“Se francamente riconosciamo nel Futurismo i germi dell’arte astratta di oggi non è per creare a questa, in un modo o nell’altro, una qualunque ascendenza, ma soprattutto perchè ci sembra doveroso dichiarare che il rinnovamento apportato dai futuristi non riguardò soltanto l’iconografia ma incise nel concetto formale. […] Il senso del “moto interno” di un oggetto portò al rinnegamento dello stesso, deformandolo al punto di non essere più riconoscibile. Fu il processo seguito all’inizio da tutti gli artisti astrattisti.”

“Resta comunque stabilito che gli artisti italiani e francesi, futuristi e cubisti, intorno agli anni 1909-1910, si applicarono a cercare e creare una forma poetica partendo dalla Sensazione, gli uni alla ricerca del Movimento,gli altri ansiosi di una Costruttività alla conquista dello spazio e del volume. Tali furono: Boccioni, Balla, Carrà, Russolo in Italia, e Severini a Parigi e, sempre a Parigi, Derain, Braque, Picasso, Gris, Gleizes e Matzinger”

“Il primo dopoguerra vide l’affievolirsi del movimento futurista la cui attività tuttavia veniva ripresa e continuata da alcuni giovani (le cosiddette ” seconde ondate futuriste”) tra i quali: Prampolini, Depero, Fillia, Dottori, Munari, Ricas.”

“Il movimento più coscientemente astratto nacque a Milano, nel periodo 1932-33, in completa indipendenza dall’ambiente e dalla pratica dei futuristi, al dinamismo di questi si contrappose la staticità più rigida; alla ricerca di tumultuosi effetti plastici e volumetrici lo spazio campito; alla forma vaga il rigorismo geometrico”

[Hanno collaborato alla nota sull’arte astratta italiana: Gino Severini, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Umberto Bernasconi per il periodo 1933-35 e Angelo Canevari]

Img 2.: Pagine 48-49 di “Spazio” n. 4

Pagine 48-49 di "Spazio" n.4

 

 

Il valore di questo articolo, come anche di altri pubblicati in “Spazio”, è riconoscere l’origine dell’arte astratta nel Futurismo italiano, soprattutto nei termini del profondo mutamento concettuale introdotto dagli artisti futuristi che è stato fondamento essenziale per il successivo sviluppo dell’astrattismo europeo, fino alle tendenze contemporanee più recenti. Il moto e la luce come elementi di distorsione della materialità, la ricostruzione astratta dei piani che determinano le forme e in particolar modo l’attenzione nuova e profonda alla plasticità materiale (di cui Forme uniche nella continuità dello spazio è forse l’esempio più lampante) legano indissolubilmente le radici dell’astrattismo alla matrice futurista.

Riprendendo simili considerazioni di Ardengo Soffici, nel numero :

“Il Futurismo italiano ebbe dunque la stessa ragion d’essere e gli stessi fini del movimento cubista (e in parte Fauvisme francese): la ragion d’essere come sviluppo di un avviato recupero di valori artistici essenziali e il fine di rinnovare il linguaggio e la tecnica delle arti del disegno, il che non escludeva e anzi comandava una nuova disciplina espressiva. 

Taluni malevoli critici, specialmente stranieri, vollero a più riprese, vedere nel Futurismo più che altro una derivazione da quel Cubismo francese che l’aveva preceduto di appena qualche anno; ma se è vero che per qualche aspetto i due movimenti sono similari, non meno vero è che il nostro fu di quello, anzichè un derivato, più particolarmente un complemento; nel senso che mentre il Cubismo, in opposizione all’Impressionismo, si costringeva ad una povertà, più che austera squallida di colore, e ad una quasi ieratica e geometrica staticità e secchezza di forme, il Futurismo sulla gioiosa liricità del colore in gran parte invece fondava e, quanto al movimento, il “dinamismo plastico” era tra i capisaldi del suo programma.Gli stessi creatori del Cubismo, che sulle prime rimproveravano al movimento italiano queste sue particolarità non tardarono del resto a farne uso nelle proprie opere.

Il Futurismo si trasformava così da movimento nazionale in movimento artistico ed estetico di portata universale. ”

[Cfr. A.Soffici, Valore storico del Futurismo, in “Spazio”, n. 1]

Il Futurismo dunque come premessa necessaria alla nascita di un nuovo linguaggio nell’arte, il linguaggio dell’arte che non obiettiva, intesa come non- figurativa, che ha contagiato tutti gli ambiti della vita quotidiana assumendo un ruolo sempre più rilevante nel panorama culturale europeo. E proprio in virtù di un’importanza tanto significativa, Moretti dichiara che “Spazio” “ha ritenuto utile istituire, con una serie di saggi originali appositamente scritti da critici e artisti, un primo bilancio dell’arte non obiettiva” , in cui appunto è incluso anche il testo di Canevari.
[cfr. L.Moretti, Punto dell’Arte non obiettiva, in “Spazio” n.4] 


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