Introducendo un corso sull’arte di costruire la città, in un anno accademico in cui abbiamo avvertito la necessità di approfondire l’aspetto tecnico dell’approccio. Il tema affrontato, infatti, l’epicentro che costituisce terminale dello spazio dei flussi, è contemplato da cittadini dotati di sofisticate attrezzature informatiche, per una programmazione del tempo proprio che esige una implicazione immersiva che lo qualifica come reflexive individual.
La consapevolezza, di essere in tale situazione che esige una coscienza più elevata di sé, oggi, è inadeguata.
Di conseguenza, i fenomeni di trasformazione strutturale della città cui stiamo assistendo – abbandono, dismissione, sprawl urbano – sono avvertiti come spaesamento temporale, incongruenza dello spazio al programma del tempo contemporaneamente verso il passato – tradizioni – e verso il futuro – novità ignorate. Al quale si accompagna la intuizione più spesso inconscia, che il paradigma urbano è inadeguato al potenziale sviluppabile da ciascuno.
Occorre perciò considerare il rapporto tra tempo interiore e tempo della città nella regione abitata. In proposito si può osservare che sta cambiando il rapporto tra soggetto e mondo:
- Nell’uso spregiudicato del sé interiore e del corpo.
- Nella spettacolarizzazione della vita quotidiana.
- Nella modalità dell’esplorazione geografica concomitante a tale spettacolarizzazione.
- Nel confronto inedito tra gli stili di vita e di conoscenza/comunicazione delle diverse regioni.
Tutto ciò è facilitato dal telefono cellulare con tutte le funzioni del computer e della televisione. Consente, quindi, agli incontri sia ludici e d’affari, di moltiplicarsi. Moltiplicando gli impieghi della programmazione d’agenda col quale si regola il rapporto tra tempo interno e tempo del mondo.
A partire dal tempo d’agenda che prescrive i compiti della cura quotidiana, è il momento di un caricamento interno per giungere in orario agli appuntamenti che innescano lo spazio dei flussi.
Si può quindi considerare l’intreccio complesso dei tempi: quello che chiamiamo tempo reale. Tempo delle reti telematiche, cioè tempo di comunicazione telefonica, sui social network cioè di partecipazione immediata a eventi dovunque accadenti o di diffusione immediata di eventi cui si partecipa, tempo di connessione on-line, just in time.
Si tratta in effetti di azzeramento del tempo tra qui e tutti i luoghi ovunque avvicinati in una prossimità immediata ed intima attraverso l’apparecchi telematico: il suo schermo, le sue potenze i ricezione_proiezione dell’ora differente tra est ed ovest che produce spettacolarizzazione delle ore di vita.
Ad esso si contrappone in modo complementare il tempo di spostamenti e di viaggio, tempo di avvicinamento che comporta prossimità con ciò che prima era inaccessibile, mediante le reti di trasporto. Spazio d’incontri con luoghi altrove e con altri i cui comportamenti sono del tutto ignoti, stile d’appuntamento dello spazio dei flussi.
L’intreccio di questi spazi è riassunto dal principio di ‘prossimità equivalente’, il quale deve essere considerato nella progettazione urbanistica. Questo vale soprattutto per quanto riguarda il rapporto esistenziale tra biografia delle persone e biografia urbana, ambiti primario di ricerca della materia urbanistica sia come townscape sia come landscape. Sulla base di quanto appena affermato emerge la necessità di considerare il rapporto tra stile di comportamento esistenziale [a] e stile di trasformazione della città [b].
[a] stile di comportamento esistenziale odierno.
– Città dei flussi / stile d’appuntamenti.
– Globale / locale.
– La terra_i continenti_le regioni_la città_il quartiere.
– La multiscalarità del locale . per sé e nel globale.
[b] stile di trasformazione della città, oggi ( modernità critica. XXI secolo)
– Le forme spontanee di crescita: sprawl.
– Le forme semi-pianificate di crescita: le reti telematiche.
– Le forme pianificate di crescita: le reti di trasporto.
– Le forme dello spazio pubblico: luoghi notevoli_epicentri urbani_parchi pubblici.
Quest’ultimo costituisce tema architettonico primario della città moderna in quanto epicentro urbano, la megaforma multiscala e multifunzione che stabilisce attrattore nella competizione tra le città – meta nel flusso_appuntamento virtuale/globale. Da qui il tema del workshop: l’epicentro impostato su di un polo urbano in dismissione inserito in una città di media taglia – come il campo di calcio.
La domanda:
qual è il luogo d’appuntamento virtuale, persino calendarizzato, che come epicentro della “vita” pubblica e spettacolare tende a divenire obsoleto all’avvento della città telematica?
Il vecchio campo di calcio. Il quale, come arena capace di ospitare qualche decina di migliaia di persone a ricorrenze settimanali, ha una elevata accessibilità urbana. Vale la pena demolirlo sostituendolo con residenze per recuperare il capitale immobiliare dal punto esclusivamente finanziario?
Da qui la scelta del tema.
Federico Marani – Progetto per lo Stadio Mestalla, Valencia.
Un caso affrontato dall’Architetto Federico Marani, nel 2016, la promozione dello stadio Messalla a Valencia, Spagna, come operazione di elevazione multiscala di un edificio esistente – lo stadio – a epicentro plurifunzionale:
– l’arena sportiva attrezzata a campo plurispettacolare.
– un’ampia superficie pensile che affaccia sopra le gradinate appartamenti di residenza speciale. Che ospita un vasto giardino con funzioni ricettive (caffè, ristoranti…). È costituita da una struttura pensile sostenuta da corpi ascensori che disimpegnano anche corpi di fabbrica contenitori a loro volta multifunzionali.
– un’ampia galleria come strada coperta ad introduzione su ciascun lato dell’arena o del contenitore multipiano.
– nell’interrato, longitudinalmente alla galleria, oltre il corpo di fabbrica del contenitore multifunzionale, sotto la strada automobilistica, la stazione dell’AVE e della metropolitana.
Il tema chiedeva agli studenti di affrontare nei cinque giorni di Workshop una definizione di larga massima del tipo edilizio dal punto di vista del progetto architettonico. Non poteva non essere nel contempo affrontato come progetto statico. Oggi la intuizione statica gioca un ruolo essenziale nella originalità espressiva dell’opera d’architettura.
Ernesto d’Alfonso