SCULTURE DA PARETE. Paola Ricci

 

SCULTURE DA PARETE. Paola Ricci

SCULTURE DA PARETE. Paola Ricci_Al mio arrivo il luogo del CCA ad Andratx, mi è apparso l’edificio, come una fortezza, circondata da colline d’aria e alberi sostenuti dalla terra. I quattro studi per gli artisti sono affiancati tra loro e contenuti da alte mura; sono così “grandi” nelle loro larghezze, lunghezza, altezze e profondità da renderli sculture da architettura. Il lavoro è iniziato dal muro e sulla parete direttamente si è realizzato; la parete prevarica lo spazio vuoto dello studio, la parete è impossibile non guardarla. Il disegno progredisce impulsivo attraverso impulsi o battute, alla ricerca di altro, con intenti invasivi. Queste sculture installate del disegno si sviluppano attraverso onde ed echi.

 

LA MEMORIA STRATIFICATA. Alisia Tognon

 

LA MEMORIA STRATIFICATA. Alisia Tognon

LA MEMORIA STRATIFICATA. Alisia Tognon_La storia come valore di contemporaneità da fare valere nel futuro e valore di archeologia da attivare nel presente “L’angelo della storia ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una catastrofe. Ma una tempesta spira dal paradiso che si è impigliata nelle sue ali. Ciò che chiamiamo progresso è questa tempesta”(Benjamin 1962).

LISBON STORY: SULLE TRACCE DEL PASSATO. Elvira Reggiani

 

LISBON STORY: SULLE TRACCE DEL PASSATO. Elvira Reggiani

LISBON STORY: SULLE TRACCE DEL PASSATO. Elvira Reggiani_Nell’era del mondo globale quale migliore città, se non Lisbona, per comprendere la giusta dimensione operativa all’interno del dialogo tra antico e contemporaneo? Il patrimonio non è solo lo spazio della memoria o quello della storia ma diviene lo spazio del desiderio.

 

CONTRO L’IMMOBILISMO CI AIUTA IL BRAND. Alessia Vitali

 

CONTRO L'IMMOBILISMO CI AIUTA IL BRAND. Alessia Vitali

CONTRO L'IMMOBILISMO CI AIUTA IL BRAND. Alessia Vitali_Presente e passato sono termini antitetici, ma l’uno si può appropriare dell’altro. In che modo la contemporaneità si impossessa della forme del passato e della Storia che esse raccontano? Provo a rispondere alla domanda attraverso l’esegesi di uno scontro: Europa versus America, immobilismo versus consumismo.

 

GLI SPAZI DELL’ARCHEOLOGIA INTEGRATA. Emanuele Gallotta

 

GLI SPAZI DELL'ARCHEOLOGIA INTEGRATA. Emanuele Gallotta

GLI SPAZI DELL'ARCHEOLOGIA INTEGRATA. Emanuele Gallotta_La rovina non conta come reperto in se, bensì come “object a reaction poetique”, direbbe Le Corbusier: manufatti capaci di trasmettere un patrimonio di sensazioni del passato. Nessuno impedirà allora di immaginare un futuro utopico, dove le barriere dei siti archeologici non ci saranno più e dove questi stessi luoghi diventeranno i nuovi spazi pubblici della città contemporanea, dotati di nuova linfa vitale. Luoghi capaci di ospitare attività diverse dalla semplice fruizione turistica. Nel naturale rispetto dei luoghi e del loro valore testimoniale.

 

LA GENTILE VENDETTA DEL PAESAGGIO. Filippo Bricolo

 

LA GENTILE VENDETTA DEL PAESAGGIO. Filippo Bricolo

LA GENTILE VENDETTA DEL PAESAGGIO. Filippo Bricolo_Ostaggi delle maglie illogiche della trasformazione urbana, un’infinità di spazi di risulta senza senso e senza vita, hanno atteso per anni l’arrivo di un progetto. Piazzale Castelginest era una di loro.

 

INSIDE-OUT. Archi-lab (Paola Ceriali – Paolo Gaudenzi)

 

INSIDE-OUT. Archi-lab (Paola Ceriali - Paolo Gaudenzi)

INSIDE-OUT. Archi-lab (Paola Ceriali - Paolo Gaudenzi)_Basato sul concetto del nastro di Mobius, definisce uno spazio urbano in constante sinergia tra interno ed esterno, accessibile, fruibile e riconoscibile a distanza. Progettato per gli stati in emergenza a causa di cataclismi naturali o in paesi in via di sviluppo, esso è pensato come box smontabile, trasportabile e assemblabile in loco: due soli moduli riproducibili, per massimo otto elementi, costituiscono il nastro progettuale che racchiude lo spazio pubblico.

 

CUBI PER LO SPAZIO PUBBLICO. Giuseppina Chianese – Nicola Fortunato

CUBI PER LO SPAZIO PUBBLICO. Giuseppina Chianese - Nicola Fortunato

CUBI PER LO SPAZIO PUBBLICO. Giuseppina Chianese - Nicola Fortunato_Fusione di pieni e vuoti; il pieno che svolge la funzione di attività commerciale e il vuoto come spazio pubblico a servizio della cittadinanza, all’occorrenza area esterna dell’attività. Si tratta di una soluzione fortemente versatile, che può ospitare più funzioni (edicola, piccoli bar, vendita di fiori, ecc…) ed esteticamente valida.

 

PARKGREEN. Silvia Petrini

 

PARKGREEN. Silvia Petrini

PARKGREEN. Silvia Petrini_Un salto nel futuro, un’utopia che guarda lontano, un parcheggio che si fa giardino, un giardino che si instaura tra i passanti, uno spazio verde nella città. Un vero e proprio cuore verde nella città, tra una strada e un marciapiede.

 

“DANGER ZONE”. Alessandro Rinaldi

 

“DANGER ZONE”. Alessandro Rinaldi

“DANGER ZONE”. Alessandro Rinaldi_Le piazze e i viali sempre più spesso sono descritti dall’immaginario collettivo come “danger zone”, luoghi di estremo pericolo generato dalle possibili e continue differenze che si possono incontrare nelle scene di vita quotidiana. E quando succede allora si vede la nascita delle “infrastrutture della protezione”, imperiali reti metalliche prossime ai canoni delle pratiche detentive poste a celebrazione di una sorta di “ultra provincialismo metropolitano”. E’ in queste condizioni che subentra in salvataggio del cittadino medio il cyberspazio: un territorio continuo che non guarda direttamente agli spazi della metropoli ma ospita i suoi abitanti sottraendoli dal loro naturale “habitat”. Un luogo ricco, confortevole e apparentemente personale dove ognuno riesce a ritagliarsi un piccolo ambiente idilliaco dove sentirsi al sicuro da ogni possibile imprevisto. E’ l’era delle “Agorà Telematiche” (H. Rheingold), spazi “pubblici” basati su di un rapporto di tipo fiduciario implicito, in cui viene a mancare il rapporto face to face, uno dei caratteri chiave di questi luoghi fin dall’antichità.

 

LSP – LUOGHI DI SOSTA PEDONALE. Stefano Reyes per Centotrecento

 

LSP - LUOGHI DI SOSTA PEDONALE. Stefano Reyes per Centotrecento

LSP - LUOGHI DI SOSTA PEDONALE. Stefano Reyes per Centotrecento_Il progetto LSP (luoghi di sosta pedonale) nasce nel 2010 in risposta alla necessità dei cittadini di vivere gli spazi pubblici come parte integrante del loro ambiente di vita. Il progetto prevede lo sviluppo di una metodologia democratica e partecipativa che conduca alla realizzazione di un sistema di micro-piazze permanenti per le strade di Bologna.

 

(FEED)BOOK – DO IT YOURSELF! SURPRISEGROUNDMBIAMENTO. Andrea Dolci per il Collettivo (feed) – TRASFORMA ROMA

 

(FEED)BOOK - DO IT YOURSELF! SURPRISEGROUNDMBIAMENTO. Andrea Dolci per il Collettivo (feed) - TRASFORMA ROMA

(FEED)BOOK - DO IT YOURSELF! SURPRISEGROUNDMBIAMENTO. Andrea Dolci per il Collettivo (feed) - TRASFORMA ROMA_Primo tempo: Largo Argentina. Le sedie si aprono e si dispongono sulla piazza. Ora si può leggere, si può discutere o giocare a carte. Le regole fisse cominciano a vacillare. La configurazione è libera, mobile e ad un segnale prestabilito la massa si ricompatta, forma una fila regolare e comincia a muoversi. Secondo tempo: Piazza della Minerva. Questa volta la fila forma un disegno preciso, un confine fragile e attraversabile che riconosce nell’elefantino del Bernini il suo centro. Il cerchio è solo il primo disegno, una specie di benvenuto, poi come a largo Argentina tutto diventa libero e modificabile. Passano altri 30 minuti e si riparte, la fila si ricompatta e si mette in movimento. Terzo tempo: Piazza di Pietra. La fila si spezza in tanti piccoli segmenti disposti in corrispondenza delle colonne del tempio di Adriano, configurazione geometrica che dura poco per poi nuovamente dare spazio al libero utilizzo della piazza.

 

TRA STORIA E CONTEMPORANEITA’. LO SPAZIO PUBBLICO COME LUOGO DI SOCIALITA’ ED EVENTI. Sara Pierri

 

TRA STORIA E CONTEMPORANEITA'. LO SPAZIO PUBBLICO COME LUOGO DI SOCIALITA' ED EVENTI. Sara Pierri

TRA STORIA E CONTEMPORANEITA'. LO SPAZIO PUBBLICO COME LUOGO DI SOCIALITA' ED EVENTI. Sara Pierri_“Si comprende benissimo come là dove la cultura è forte, il paesaggio viene assunto automaticamente come paesaggio -scenario, a palcoscenico delle vicende della società,delle sue storie e della cultura stessa che ha esaltato.” Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio rappresentato. Di Eugenio Turri. Marsilio Editore. Venezia, 2003.

 

PUBLIC SPACES AND CRITICAL POINTS. BORGATA OTTAVIA IN ROME. Marco Palombi

 

PUBLIC SPACES AND CRITICAL POINTS. BORGATA OTTAVIA IN ROME. Marco Palombi

PUBLIC SPACES AND CRITICAL POINTS. BORGATA OTTAVIA IN ROME. Marco Palombi_La città è stata concepita nella storia come il luogo privilegiato per l’interazione sociale, e gli spazi pubblici rappresentano il cuore di tale luogo.

 

QUARANT’ANNI DOPO “THIRD GENERATION” DI PHILIP DREW. Fabio Silli

PARKGREEN. Fabio Silli

QUARANT'ANNI DOPO "THIRD GENERATION" DI PHILIP DREW. Fabio Silli_“In un momento in cui il futuro della civiltà urbana è incerto, risulta inadeguato distrarre le energie creatrici per la soluzione dei problemi reali per dedicarle all’elaborazione di un’estetica artificiale, per molto sofisticata e intelligente che questa possa sembrare nelle presenti circostanze”. Sono passati quarant’anni da che Philip Drew descrisse, con questo prologo per il suo libro “Third Generation:The changing meaning of architecture” (ed. Pall Mall Press, London 1972), la situazione di sconcerto di fronte ad una architettura sperimentale, allora rappresentata dalla Environmental Bubble di Reyner Banham (1965), qualificata nel citato testo come “apoteosi dell’antiarchitettura” e che risulta tanto vicina alle molteplici immagini del mondo virtuale che oggi ci circonda.

 

TOKYO: UNA CITTA’ IN COSTANTE CAMBIAMENTO? Federico Scaroni

 

TOKYO: UNA CITTA' IN COSTANTE CAMBIAMENTO? Federico Scaroni

TOKYO: UNA CITTA' IN COSTANTE CAMBIAMENTO? Federico Scaroni_Lavorare in una città straniera, in un paese straniero, è sempre un’esperienza particolare. Un’esperienza che vive di automatismi sia nell’agire sia nel pensare, strade preferite dove camminare insieme alla ricerca di scorci che possano darci un po’ di familiarità. Non è mancanza di senso dell’avventura. E’ appunto la ricerca di una familiarità e di una confortevolezza in un luogo che per definizione è tutto fuorché familiare. Tokyo è realmente parte di un mondo diverso dal nostro ed è inoltre differente dal resto del Giappone. Gli abitanti giapponesi di Tokyo sono costantemente alla ricerca di quegli automatismi, di quelle sensazioni familiari. Cercare ogni giorno, magari sulla strada per il lavoro, di cogliere gli stessi bar, gli stessi manifesti e le pubblicità sugli schermi luminosi, gli odori provenienti dei ristoranti economici, alcuni volti nei treni. E’ un modo di agire che aiuta a introdurci in un nuovo grande e complicato mondo, in particolare se si viene da una piccola città di provincia o addirittura da un’altra nazione. Ad ogni modo, il Giappone e Tokyo in particolare possiedono un’altra peculiarità: l’impermanenza. Il costante e spesso silenzioso cambiamento dell’aspetto apparente della città. E’ un fenomeno che può essere trovato in molte città, anche nel Mondo Occidentale, ma non avviene mai alla stessa velocità e sicuramente non in maniera così improvvisa e silenziosa. L’impermanenza è una parte fondamentale della cultura e della società giapponese ed è la ragione principale per la mancanza di forti reazioni popolari di fronte alla continua distruzione. Quella giapponese è una cultura architettonica che proviene dal legno, dalla coesistenza con i disastri naturali, dal ciclo delle vite del Buddismo. Non ultimo dall’esagerato prezzo dei terreni. Non c’è quindi da meravigliarsi se, passando lungo il percorso quotidiano, un giorno non troviamo più un edificio che era per noi familiare fino a ventiquattrore prima. Tuttavia la mia è la percezione di un architetto, di uno straniero, proveniente inoltre dall’Italia, uno dei paesi al mondo con il più lento tasso di modificazione del paesaggio urbano. Il mio senso di comprensione del continuo cambiamento del contesto urbano è quindi alto e influenza direttamente il mio senso di familiarità e il mio pensare quotidiano. In qualche modo mi stavo comunque abituando a questa particolare routine dell’impermanenza e stavo cominciando a comprendere i primi segnali delle incombenti distruzioni: un bar senza più clienti, uno shopping mall in crisi, una casa fredda e deserta, normalità in una città che demolisce capolavori di Kenzo Tange perché considerati vecchi. Un giorno ho ricevuto una sorpresa. C’era un edificio abbandonato su una strada principale del centrale distretto di Shibuya, edificio abbastanza interessante nella sua ricerca architettonica da fine millennio. Si ergeva fieramente sporco, abbandonato e coraggiosamente pronto per il suo fato. Infatti, un giorno fu coperto con pannelli di plastica e bandoni, la sua area recintata ed io cominciai a contare i rimanenti giorni della sua vita. Nulla però accadde per molti altri mesi finché un giorno non mi trovai di nuovo al suo cospetto. Grande fu la mia sorpresa nel trovare il vecchio edificio totalmente restaurato e pronto per ospitare nuova vita. In un primo momento fui colto da un brivido di gioia per questa rara vittoria della stabilità sull’impermanenza, soprattutto in un contesto come il Giappone post 11 marzo 2011. In seguito mi ha colto la percezione di vivere in una società ogni giorno più vecchia, vincente su quella più giovane e distruttiva. La verità probabilmente si trova da qualche altra parte e forse nel mezzo. Vivere in questa città mi permette ancora il privilegio di stupirmi e avere la possibilità di provare quel senso di familiarità in maniera ogni giorno differente.

 

NUOVO SUOLO PER IL POLO TECNOLOGICO DI NOVARA. Roberto Cagnoni

 

NUOVO SUOLO PER IL POLO TECNOLOGICO DI NOVARA. Roberto Cagnoni

NUOVO SUOLO PER IL POLO TECNOLOGICO DI NOVARA. Roberto Cagnoni_L’intervento, pensato come un “nuovo suolo” che si conforma alle molteplici funzioni estrudendo percorsi, piazze e spazi pubblici, ricava nei nuovi volumi spazi destinati alle funzioni commerciali e di supporto alla ricerca universitaria e di qualificazione del polo chimico, permettendo l’integrazione “in quota” delle aree comprese nell’intervento mediante un ponte pedonale su Via Martino della Torre.

 


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