“ Landscape Urbanism describes a disciplinary realignment currently underway in which Landscape replaces Architectureas the basic building block of contemporary urbanism.For many, across a range of disciplines, Landscape has became both the lens through which the contemporary city is represented and the medium through which it is constructed”[1]

C. Waldheim

“Perhaps most importantly, it makes a productive attitude towards indeterminacy, open-endness, intermixing a cross-disciplinarity (…) Landscape Urbanism views in an emergent metropolis as a thick, living mat of accumulated patches and layered systems, with no singular authority or control”[2]

J. Corner

 Alla luce delle recenti indagini statunitensi, in particolare generate dalla ricerca svolta alla Graduate School of Design, Harvard University, relative al Landscape Urbanism e all’Ecological Urbanism[3] (M. Mostafavi, C. Waldheim, 2009), il dibattito circa il termine Landscape riaffiora e si dispone come lemma di confronto (e di contaminazione) con l’uso che dello stesso viene elaborato da parte delle scuole analitiche di matrice europea.

Se infatti la ricerca di stampo europeo fonda la propria genealogia – relativamente al rapporto teoria/progetto – nei passaggi concettuali tra spazio, luogo e contesto[4], la ricerca americana, immettendo il Landscape Urbanism come definizione consequenziale e sostitutiva alle precedenti, e soprattutto come termine suppletivo rispetto alle discipline urbane (urbanistica ed architettura), riaccende e permette la chiarificazione, o la falsificazione, delle categorie e degli statuti fondativi propri dell’architettura occidentale. Statuti che sembrano essere sostituiti da terminologie certamente più fragili, ma sicuramente più flessibili e duttili rispetto alla questione ‘Ecologica’ ormai di globale interesse, nonché alla volontà sistemica tipica delle ricerche urbane europee.

Abbandonando i legami con l’etimologia del termine Landscape nelle declinazioni che rimandano agli studi estetici di matrice tedesca, riallacciandosi piuttosto a quelli geografici di stampo anglosassone, la caratteristica della ricerca circa il Landscape Urbanism e soprattutto dell’Ecological Urbanism sembra caratterizzata da alcune specifiche condizioni, che riportano tuttavia a nuclei problematici fondamentali per la città europea, diversa per genesi, rispetto a quella americana:

 

– l’Ecosophia come sistema olistico e onnicomprensivo della ricerca, a sostituzione di teorie filosofiche specifiche che hanno condizionato e alle quali si sono riallacciate, in modo esatto e serrato, le progettualità europee;

– l’apertura interdisciplinare della ricerca, al punto da far perdere centralità alle scienze dello spazio, sostituendone i contenuti e gli strumenti a vantaggio di un approccio transdiscipliare;

– l’avanzamento di logiche ecologiche a discapito delle logiche tipicamente urbane (piani, programmi, disegno urbano);

– il superamento del concetto duale/dialettico a vantaggio di una posizione dialogica, in particolare nelle relazioni tra cultura/natura e natura/città, atto a consolidare un modello che si riallaccia alle prospettive ‘anti urbane’ già formulate da F.L. Wright e L. Hilberseimer;

– il salto della scala architettonica e dell’architettura in generale come tematica di interesse sia per la trasformazione della città, sia per la questione ecologica, a vantaggio della scala territoriale e della pianificazione dinamica e processuale;

– il privilegio delle superfici orizzontali su quelle verticali e sullo skyline, riattivando il concetto di campo come luogo delle relazioni preferenziali, e del layer come principio progettuale.

 

La forza e l’espansione del termine Landscape – termine volontariamente mantenuto in lingua inglese, proprio perché differente dalla concezione europea sul paesaggio – si potrebbe riferire sia alla propria genericità, tale da poter essere abbinato alle multiple discipline della forma (Land-art, Land-urbanism, etc…), sia alla possibilità, proprio grazie alla genericità e potenzialità d’uso, di declinarne i contenuti, di specificarne, di volta in volta, le condizioni, in un tentativo comunque sintetico per il progetto urbano. Trattenuto in un apparente ossimoro.


[1] C. Waldheim, in Landscape Urbanism Reader, 1st ed. New York, N.Y., Princeton Architectural Press, 2006, p. 011;

[2] J. Corner, Terra Fluxus, op. cit., p. 022;

[3] L’esordio del Landscape Urbanism, avviene in concomitanza con la conferenza di Chicago alla Graham Foundation, nell’aprile del 1997. Tra i relatori, Charles Waldheim, Mohsen Mostafavi, James Corner, Alex Wall, e Adriaan Geuze, spiccano per riuscire a sintetizzare le teorie tracciate in precedenza presso la University of Pennsylvania alla fine degli anni ‘80, ove un gruppo di ricerca, comprendendo James Corner e Mohsen Mostafavi, stava esplorando i confini disciplinari tra l’architettura del paesaggio, tra la progettazione urbana e l’ecologia, ricercando una via più coerente e complessa rispetto alle trasformazioni in atto e alle questioni emergenti della sostenibilità.

La conferenza, genera un circolo ermeneutico di ricerche che comprende inizialmente le più importanti scuole di stampo europeo ed americano, tanto da formalizzarne accademicamente gli studi, e che coinvolgono, in una fase iniziale, la Oslo School of Architecture, la Catholic University in Leuven, l’ University of Illinois di Chicago, l’University of Toronto, Harvard Graduate School of Design, e il Massachusetts Institute of Technology, per poi generare una rete di sviluppi tematici dislocati in ambiti più globali.

Già nel 2000 la London’s Architectural Association ne riporta i primi esiti, attraverso la pubblicazione Landscape Urbanism: A Manual for the Machinic Landscape.

Tracciando la propria linea di ricognizione nella critica postmoderna verso la pianificazione e l’architettura di stampo Moderno, Charles Waldheim redige, nella conferenza e nel suo successivo testo The Landscape Urbanism Reader7, un manifesto che ne delinea le principali linee tematiche.

[4] E. Cattaneo, Ricerca presso il Massachusetts Institute of Technology, Dep. of. Architectural History and Criticism, aa. 2010;

 

 

 

Principale Bibliografia di riferimento:

– D. Almy, Center 14: On Landscape Urbanism, The Center for American Architecture and Design, The University of Texas, 2007;

– S. Allen, Mat Urbanism: The Thick 2-D. Case: Le Corbusier’s Venice Hospital and the Mat Building Revival, Ed. Hashim Sarkis, 2001;

– P. Connolly, Embracing Openness: Making Landscape Urbanism Landscape Architectural: Part 2, in The Mesh Book: Landscape/Infrastructure, a cura di Julian Raxworthy and Jessica Blood, RMIT University Press, 2004;

– J. Corner, A. Balfour, Recovering Landscape: Essays in Contemporary Landscape Architecture. New York, Princeton Architectural Press, 1999;

Kerb 15 – Landscape Urbanism, MIT Press, 2007;

H. Jeffrey, Hybrid Landscapes: Toward an Inclusive Ecological Urbanism on Seattle’s Central Waterfront, 2006;

– R. Koolhaas, Atlanta, in  S,M,L,XL,  New York, Monacelli Press, 1999;

– I.L. MacHarg, Design with Nature, ed. Wiley, 1969;

– M. Mostafavi, C. Najle, and Architectural Association, Landscape Urbanism : A Manual for the Machinic Landscape, Princeton Architectural Press, 2004;

– M. Mostafavi, G. Doherty, Ecological Urbanism, Lars Müller Publishers, 2010;

– Topos 71 -Landscape Urbanism;

– C. Waldheim, The Landscape Urbanism Reader, 1st ed. New York, N.Y., Princeton Architectural Press, 2006;

– Sustainable? Colloquium, 16 June to 17 June 2007, Canadian Center for Architecture;

 

 


Save pagePDF pageEmail pagePrint page
SE HAI APPREZZATO QUESTO ARTICOLO CONDIVIDILO CON LA TUA RETE DI CONTATTI