In primo luogo dobbiamo muovere dall’assunto che il peso non è una proprietà intrinseca di un corpo la quale è peculiare ed esclusiva
dello stesso, bensì il peso è un “altro da sé”.
A ben vedere sarebbe opportuno riferirsi ad esso con la dicitura “forza peso” in quanto non parliamo di un’entità finita o di una
sostanza definibile ma, piuttosto, di una forza di attrazione generata da un corpo più grande (il nostro pianeta) su tutti i corpi/oggetti
che insistono sulla sua superficie.
E’ in questo senso che dobbiamo iniziare a considerare quale sia l’importanza del peso per la nostra vita e per l’esistenza stessa
dell’uomo in relazione alle varie espressioni artistiche e produzioni del suo ingegno tra le quali, ovviamente, anche l’architettura.
Questa forza gravitazionale, questa energia che genera attrazione potremmo interpretarla, senza tema di smentita, come scintilla
generatrice della vita sul nostro pianeta: senza di essa, il nostro mondo, pur ammettendo che potesse sopravvivere, sarebbe
certamente invivibile, risponderebbe a regole fisiche a noi del tutto sconosciute con la conseguente supremazia del caos.
Troppo spesso non ci soffermiamo a valutare l’importanza di tale elemento e diamo irrimediabilmente per assodato che le condizioni
ambientali che ci circondano, e nelle quali siamo nati e siamo costantemente immersi, siano fisse, sicure ed immutabili.
E’ proprio questa sfrontata sicurezza che ha portato l’uomo, crediamo, a dare vita ad opere di ingegno e complessa fattura che
basano tutta la loro esistenza sul sussistere di condizioni di equilibrio statico; parliamo, in particolare, delle opere di architettura.
Nulla, come l’architettura è più profondamente legato al peso ed al concetto di mutuo equilibrio della parti che compongono un tutto;
nessuna delle altre arti ha a che vedere con esso in maniera altrettanto diretta e simbiotica.
Possiamo dire:
l’architettura e’ peso concretizzato, reso visibile;
l’architettura e’ l’esplicazione, l’ostentazione degli equilibri delle singole forze;
l’architettura e’ fluire delle forze all’interno di una ramificata e perfetta struttura che congiunge cielo e terra.
Ma se il peso è parte integrante ed elemento essenziale e fondativo dell’architettura, dobbiamo considerare che esso può rivelarsi
anche un nemico invincibile.
Tutti gli edifici sono, infatti, sottoposti, nel corso della loro esistenza e fin dai primi attimi di vita, già durante la costruzione, a questa
forza gravitazionale costante; ma è proprio questa stessa forza che ne determina (assieme ai numerosissimi altri fattori) l’inevitabile
degrado e disfacimento.
Il peso genera rovine; il peso, con l’aiuto del tempo e del deterioramento dei materiali, man mano sembra riappropriarsi di qualcosa
che precedentemente gli fu tolto; il peso riconduce gli elementi gradualmente alla propria condizione originaria di oggetti singoli e
separati scomponendo l’unione artificiosa delle parti.
In questo percorso di crollo, di inevitabile disfacimento, ci sembra di riconoscere l’atto finale di un percorso umano di “ybris”, una
punizione inflitta all’uomo per aver osato troppo, per aver sfidato le leggi della natura.
Ed è proprio in questa tremenda consapevolezza di contraddizione che è necessario porsi in ascolto, allo scopo di comprendere in
che modo questa potente forza, come una divinità mitologica, abbia influenzato la vita umana nei secoli e di conseguenza le scelte
architettonico-progettuali di quegli uomini che con essa hanno sempre dovuto confrontarsi.