Abstract della giornata. Dagli appunti di diversi autori.

Immagini letterarie liberamente tratte dal taccuino di Giada Domenici.

ARCHITETTURA SCRITTURA COMUNICAZIONE RICERCA

CONVEGNO DEL 5 MARZO 2015 – AULA FIORENTINO – UNIVERSITA’ LA SAPIENZA – FACOLTA’ VALLE GIULIA

Breve sunto interpretativo degli interventi

MATTINO

Saluti del Prof. P.O. Rossi

Interventi

Prof. E. D’Alfonso

L’opera di architettura ci interroga riguardo a quale scrittura, quale comunicazione e quale lettura sia possibile dell’opera stessa. La scrittura richiama l’architettura così come l’architettura rimanda alla scrittura in quanto modelli su un foglio bianco. Si disegna su un foglio bianco e si scrive su un foglio bianco. Questo foglio è la finestra, questo foglio è il quadro. Tra il trecento e il quattrocento si è registrato un passaggio che ha reso commensurabile il mondo, il quale dal puramente visibile accede al misurabile e quindi anche al tra-scrivibile. Lo spazio così ridotto ad una nozione visiva e concettuale, ha dimenticato i corpi e solo nel seicento si avverte questa opposizione (tre coppie oppositive e altrettante spazialità oppositive: Piero della Francesca /Caravaggio, Donatello/ Bernini, Brunelleschi /Borromini. Nel XX secolo il passaggio di testimone da Moretti a Terragni) La percezione dell’architettura come corpo è lettura. Ques ta lettura, questa percezione, consentono l’esplorare/ abitando e viceversa l’abitare/ esplorando che è dato a partire dall’elemento fattuale della costruzione con la quale si instaura una somatica esplorativa e abitativa legata al corpo, al manufatto, alla città, all’abitabilità e alla interazione somatica che si instaura nella relazione. L’esperienza somatica è retta da una logica prossemica che abita lo spazio tattile. Vi è un paesaggio, un landmark così come definito nella rivista, che è già presente e si dà all’ospite, non per una narrazione esteriore ma per una esplorazione percettiva. I termini forti presenti nella rivista sono infatti: ospite, habitus, landmark e virtual. Sulla modernità potremmo osservare che Il visibile è già tattile così come il tattile è visibile in un gioco di rimandi e di prossemica locale che costituiscono la cifra ed il problema stesso della modernità. Queste riflessioni aprono al tema del convegno ricordando che è necessaria una legittimazione e autonomia della disciplina poiché gli architetti possono e devono essere i veri teorici e storici dell’ architettura, senza dimenticare che “il saper costruire o saper fare non deriva dal pensiero puro, ma dall’esercizio del pensare nel fare”

Arch. L. A. Caruana

Prende in considerazione il rapporto tra luogo e storia, società e territorio, tecnologia e logica alla luce dell’operazione progettuale del montaggio che li traduce da elementi teorici ad elementi pratici di progetto. La ricerca fa riferimento alla scuola di Milano, passando per Palladio, Wittkower, Colin Rowe e la Triennale di Milano del 1951, deviando verso la scuola di Austin, John Hejduk, sino a Peter Eisenman. La comunicazione è analizzata alla luce del concetto di montaggio. Montaggio è la successione dei corpi architettonici dell’Acropoli di Atene come successione narrativa, così come definita nella teoria di Ejzenstein sul montaggio e sulla relazione tra oggetti del montaggio e spettatore. Due testi illuminano questo percorso sul montaggio inquietudine teorica e strategia progettuale di Rafael Moneo e ten canonical buildings di Peter Eisenman. James Stirling e Aldo Rossi sono due degli autori analizzati in entrambe le opere, ma la lettura di Moneo è rivolta all’inquietudine teorica e autobiografica dell’autore analizzato all’interno del contesto in cui è inserito, mentre la lettura di Eisenman è applicata all’opera, all’architettura e ai propri concetti più che all’autore degli stessi attraverso un processo di close reading. La ricerca pur convergendo su Stirling e Rossi, affronta i due protagonisti da ottiche diametralmente opposte riprendendo questa opposizione nella forma della comunicazione che propone.

Tavola Rotonda

Prof. L. Degli Esposti, Prof. M. Brizzi, Prof. M. Biraghi, Prof. A. Saggio, Prof. L. Garofalo

Moderatore Prof. L. Degli Esposti

Tre domande in apertura del dibattito formulate agli interlocutori. Perché il web è entrato nella vostra attività di architetti, quali sono oggi le ricadute possibili e quali gli errori commessi se di errori si può parlare. l Prof. M. Brizzi ha evidenziato la possibilità offerta dalla rete di condurre una ricerca libera ed economicamente sostenibile facendo emergere le contraddizioni e le differenze nella disciplina,inserendo il dibattito in un contesto ampio e polifonico ed esaltando il ruolo che questi apporti così distinti possono avere per la disciplina stessa. Ha inoltre rilevato l’importanza di una nuova scrittura che operi attraverso uno scardinamento del testo definendo al contempo nuove forme di narrazione possibili all’interno di una “poesia visiva”. Le opportunità offerte agli albori della diffusione della rete così come la possibilità di creare nuovi modi e paradigmi della scrittura, sono però stati traditi dagli sviluppi più recenti. Si è assistito ad una progressiva atrofizzazione degli strumenti e delle promesse iniziali che la rivoluzione del web sembrava invece auspicare. L’intervento al dibattito del Prof. M. Biraghi prende le mosse dalla narrazione autobiografica sulla nascita della ricerca confluita in Gizmo web. Tale ricerca venne condotta sulle tematiche della storia dell’architettura insieme ad un gruppo di assistenti e collaboratori, lontana dalle dinamiche accademiche. Una rivista sul web consente di arginare i vizi di qualunquismo, opinionismo, dilettantismo e approssimazione offerti dalla rete nei suoi contenuti frammentati e non organizzati. Queste sono fragilità strutturali del web di cui l’architettura è emblematico epifenomeno. Nel caso della rivista Gizmo, il web ebbe il ruolo di promotore di tali ricerche condivise e della pass ione per la storia come consapevole forma in nuce nel progetto. L’intervento del Prof. A. Saggio offre una panoramica su alcune sue pubblicazioni condotte negli anni, focalizzando l’attenzione sulle molteplici scritture possibili. I primi testi erano incentrati sul fare architettura e volti alla correttezza analitica (tesi dottorale), riprendendo in parte il Prof. D’Alfonso sulla centralità del modello e del disegno per la scrittura, concetto che si espleta con maggior vigore nelle successive pubblicazioni (monografia su Terragni). I testi successivi, su Eisenman e Ghery, erano invece rivolti al grande pubblico e la scrittura rifletteva questa nuova condizione. Il filo rosso che lega tutti questi contributi è costituito dalla costante attenzione rivolta alla concretezza in e della architettura. In ultimo, traccia una sintetica presentazione della intensa attività di scrittura digitale promossa attraverso il suo sito personale nato nel 1998 e irrimediabilmente rimosso nel 2014, ma soprattutto l’attività svolta a partire dalla collana da lui diretta sulla rivoluzione informatica, frutto del rinnovamento introdotto dal web e del lavoro corale di gruppo che accompagna ogni pubblicazione. Si sofferma su una fondamentale distinzione nella valutazione del web: la rete non appare importante solo come elemento tecnologico che ha valore strumentale e personale ma come scintilla che innesca un processo di accelerazione e cambiamento determinando di fatto una rivoluzione non solo nella comunicazione, ma nella disciplina stessa. In ultimo, l’intervento del Prof. L. Garofalo definisce con accortezza i termini oggetto della conferenza delineando connessioni tra gli stessi. In tal senso scrivere è progettare così come scrivere e disegnare è necessario per progettare. La scrittura apre alla possibilità della condivisione di idee e ricerche e quindi al concetto di comunità. Le immagini e i testi inseriti in rete costituiscono un modo per registrare e riorganizzare dei contenuti a fini didattici e quindi offrono la possibilità di condividere un archivio su internet. In ultimo rileva come l’editoria stia tornando ne

POMERIGGIO

Architetti: Marta Burrai, Giada Domenici, Giovanni Pernazza, Alessandra Tenchini, Pietro Zampetti

“Appunti per un manifesto a tesi e call for papers aperta ai dottorandi”

speaker: Pietro Zampetti

L’intervento elaborato dal nostro gruppo, ha affrontato alcuni temi del dibattito del convegno, inserendoli all’interno dell’esperienza da noi condotta nella rivista Arc 2 città. La nostra collaborazione nasce da un esperimento suggerito dal Prof. Purini e dal Prof. D’Alfonso che aveva come oggetto l’elaborazione di una riflessione sui temi pregnanti della disciplina nella contemporaneità, accompagnando la speculazione teorica con una grafica all’interno di un connubio di linguaggio verbale e disegno. Le tappe di questa esperienza sono state scandite dall’elaborazione di cinque contributi individuali che riflettessero su alcuni argomenti propri della disciplina ma anche su auspici possibili per la stessa . In seguito, l’unione dei cinque contributi ha generato un testo costituito da brevi frasi in forma di asserzioni, mentre il contributo grafico unitario è scaturito da un lavoro compositivo ma anche di collage, giustapposizione e fusione dei disegni autoriali. In seguito a queste due riflessioni è scaturito un dibattito arricchito dalla risposta ipotesi di uno scenario al futuro dell’Arch. Caruana e l’editoriale architettura: necessaria o legittima del Prof. D’ Alfonso. I contributi sin qui proposti, non intendono chiudere lo spazio del confronto, del dibattitto e dello scambio; hanno invece la finalità di indire una call per i dottorandi e per quanti volessero partecipare, individualmente o riuniti in gruppi, con brevi testi correlati da un disegno con la volontà di animare la speculazione teorica e disegnata necessaria al fare e al far-si della disciplina.

Arch. G. Pernazza “Ricognizione delle riviste on-line”

Ricognizione delle riviste on-line” L’intervento traccia una panoramica di alcuni contenuti digitali relativi alla scrittura di architettura, l’attenzione è rivolta ai blog e alle riviste più che ai social network . Non si intende fornire una catalogazione serrata delle realtà presenti in rete che affrontano i temi dell’architettura, tal e catalogazione infatti risulterebbe inopportuna per vagliare la frammentazione e la molteplicità dei contenuti digitali. Si configura invece come una ricerca aperta, adattandosi in tal modo al contenuto che indaga, altrettanto aperto e ridefinibile del web. Questa ricognizione delle riviste on-line ha il solo scopo di tracciare una panoramica non esaustiva che tenga conto dell’interesse mostrato dal pubblico misurato dal numero di visualizzazioni. Le riviste ed i blog, ma anche i contenitori digitali che non rientrano nelle due categorie precedenti verranno sinteticamente presentati fornendo alcuni dati relativi all’anno di inizio attività, al gruppo di redazione e ai temi principali affrontati.

Interventi

Prof. R. Partenope

L’intervento definisce tre tipi di logiche che hanno attraversato la modernità e l’epoca attuale. Le prime due logiche, la logica formale e la logica dialettica resistono fino alla modernità. La prima caratterizza l’arte figurativa, l’arte pittorica, la scultura e l’architettura. La seconda si accorda alla rivoluzione introdotta dal cinema e dalle tecniche del montaggio e della fotografia che instaurano un rapporto dialettico ed anche conflittuale dell’arte con il mondo. La terza logica, la logica paradossale che investe il contemporaneo, ossia l’era del digitale e del virtuale, non sembra essere in grado di cogliere gli aspetti dialettici della realtà e proporne trasformazioni possib ili. Nella logica paradossale, la realtà viene smaterializzata e de-territorializzata tanto da sottrarre alla realtà stessa la propria corporeità e veridicità in una pericolosa deriva in cui tutto è simulacro e questo simulacro intrattiene il pubblico divenuto massa. L’incessante proliferare di immagini e la velocità con cui vengono trasmesse secondo le dinamiche del web, impediscono il giusto approfondimento e tolgono al pensiero la possibilità di essere praticato nella profondità che gli è propria. Si auspica quindi un ritorno al realismo non come rispecchiamento della realtà così come si presenta, ma come volontà di sfida e di cambiamento della stessa all’interno però della consistenza e verità proprie dell’architettura .

Prof. F. Purini

Divide il proprio intervento in quattro temi pregnanti: complessità di temi, molteplicità relativistica, crisi dell’umanesimo , spostamento dell’attenzione dall’opera all’artefice. La complessità di temi nel contemporaneo diviene confusione . Appare allora importante tornare ad una semplicità, che non è né banalità né semplificazione ma è una nuova semplicità. La molteplicità relativistica fa sì che tutto conviva con tutto in una panacea che unifica e rende indistinto. Questa panacea è il mercato. Sarebbe auspicabile un riassorbimento della rivoluzione digitale nella corporeità del fare e nella materialità dell’azione progettuale. La crisi dell’umanesimo ha come portato il decentram ento e azzeramento delle categorie del valore umano. Vi è il primato del neo-funzionalismo mascherato che prende i nom i più disparati come smart city, eco city o sostenibilità mal nascondendo la vacuità delle proposte reali e operative che ottusamente rifiutano la modernità. Appare quindi necessario, riportare il valore dell’umano al centro del fare e del fare architettura in particolare. Questo conduce all’ultimo tema argomentato, ossia lo spostamento dell’attenzione dall’opera all’artefice. Instaurando un parallelo chiarificatore con la musica, si potrebbe dire che vi sono molti cantautori di canzoni brutte e non vi sono più gli interpreti che sanno re-interpretare l’esistente, così come fece in maniera accorta e ragionata Pasquale Culotta della scuola palermitana introducendo la scuola portoghese di Alvaro Siza.

Prof. D. Nencini

La Prof.ssa Dina Nencini introduce la Prof.ssa Tiziana Villani, docente di Filosofia-Ecosofia a Parigi, direttrice della rivista di filosofia, estetica e architettura Millepiani, che si occupa dei temi delle trasformazioni delle soggettività, dell’urbano e dell’ecologia sociale. La rivista elaborava le proprie tematiche seguendo una schematizzazione T-shape: la T è rappresentata da un corpo verticale che è il tema-struttura principale, il nocciolo duro e resistente della disciplina mentre le due ali orizzontali rappresentano i collegamenti e le aperture possibili alle altre discipline. Tre sono i testi decisivi per l’intervento. Il primo è un saggio della Prof. Villani Il territorio performance nel quale appare interessante rilevare da un lato la modalità lenta degli archetipi e dall’altro quella veloce della tecnica. Questa dualità rende fattiva l’interdisciplinarità dallo spazio topico al teletopico che contraddistingue il divenire come cifra del contemporaneo. l secondo testo oggetto di riflessione è di Mario Perniola Contro la comunicazione, che evidenzia un passaggio del contemporaneo dall’ideologia dell’illuminismo alla sensologia come esplorazione del corpo. Il terzo ed ultimo contributo analizzato, è il saggio del Prof. Purini La città tribale che avversa lo slogan della cultura urbana di “sanare le contraddizioni e ricomporre i contrasti”, poiché minimizzare i contrasti della dialettica porta a forme di mediocrità.

Prof. T. Villani

Delinea la propria esperienza nella rivista Millepiani da cui nasce Millepiani Urban. Definisce il rapporto tra la rete ed in cartaceo evidenziando come sia impossibile affrontare il tema della produzione pubblicistica senza contestualmente prendere in considerazione la trasformazione dei saperi attuata dalla trasformazione tecnologica. Infatti, alla grande possibilità editoriale fornita dalla rete,ha seguito la difficoltà odierna di poter distribuire un soggetto cartaceo, il quale non può esistere senza l’editoria sovvenzionata, quindi secondo logica conclusione, il crollo dei modelli di riferimento cartacei ha portato ad una destrutturazione culturale. Nella rete le interazioni sono massimizzate ma in realtà la condivisione è frammentata, i passaggi sono frammentati. In tal senso, anche il tessuto culturale contemporaneo è molto frammentato, probabilmente perché non ha ancora trovato un equilibrio con la corsa comunicativa inaugurata in rete. Il mondo si fa più piccolo, le città si fanno più piccole e allo stesso tempo si internazionalizzano, ma solo in parte, le periferie rimangono tali e diventano ancor più periferiche.

Prof. G. Muratore

Gran parte del web è pura inutilità. Alcuni siti molto conosciuti, specchio dell’Architettura contemporanea, sono realtà brutali fatte di concorsi superflui e brutta architettura. La speranza riposta nel web, condivisa con Marco Brizzi, era rivolta ad una espansione delle prospettive teoriche dell’Architettura offerto dai mezzi di comunicazione, speranza delusa dalla realtà attuale che vede approfondire gli stessi temi che si approfondivano negli anni sessanta e settanta in maniera stantia. Il web ha molte più potenzialità che realizzazioni, le speranze di venti o trenta anni fa, agli albori della rete, andrebbero recuperate.

Prof. O. Carpenzano

La scrittura di architettura, diversa dalla critica di architettura, deve avere una propria necessità interna altrimenti rischia di essere vuota. In tal senso gli architetti che scrivono diventerebbero come i pittori o i musicisti che scrivono invece di operare con gli strumenti propri della disciplina o arte nella quale si inseriscono. Riprende il contributo del Prof. Purini circa la molteplicità relativistica e la necessità di una tendenziosità propria del giudizio che sappia formulare delle scelte convincenti. Per dirla con Calvino, vi sono varie soluzioni e teorie che lo scrittore stesso chiama “boschi narrativi” nei quali è necessario e doveroso orientarsi. In ultimo, focalizza l’attenzione sul tema del digitale come dispositivo di dispersione e reversibilità che nella propria virtualità cancella costantemente le tracce di se stesso.

Prof. A. Capuano

L’intervento avanza delle perplessità circa la capacità reale della comunicazione digitale di definire dei contenuti pregnanti. Troppo spesso nel web si registra una incapacità del giudizio critico di formulare scelte ed in tal senso la comunicazione viene subita e non dominata.

Prof. A. Giancotti

Il web è strumento così come nell’epoca della stampa lo fu il cartaceo. Bisogna però ricordare che il vero problema della modernità sono i contenuti che il digitale espone e non la forma in quanto tale. Inoltre, instaurando un parallelo tra le strutture proprie del digitale e il progetto in architettura, bisognerebbe lavorare più sul processo di base che sul progetto in sé. In altri termini per entrambe i dispositivi, il web e il progetto, sarebbe opportuno re- inventare categorie e codici nuovi alla base del linguaggio dell’uno e dell’altro.

Prof. A. Saggio

Pone l’accento su alcune tematiche sviluppate nel corso dei lavori del convegno, evidenziando in particolare l’importanza del richiamo alla semplicità del Prof. Purini. Solo una tale semplicità può determinare la formulazione dei giudizi critici e definire scelte che rendano operativo il fare dell’architettura. Dietro al web e al digitale vi è sempre un soggetto operante che deve essere consapevole. Infine pone una questione: qual è il contenuto della carta e della stampa? È la rivoluzione luterana. Così come il contenuto del web è la rivoluzione digitale. Questi cambi di paradigma non sono importanti come semplici fatti storici circoscritti o elementi superficialmente strumentali, ma per la reale innovazione che innescano all’interno di una circolarità tra pensiero e strumento.


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