Il Capitol è altresì l’opera in cui la teoria di Le Corbusier approda al suo punto apicale. Non intendo dire che sia la più intensa, certo quella che conferisce a Le Corbusier la statura di autore riconosciuto nel mondo, globale, per così dire. La prima griffe, per dirla con la moda. Forse, ha ragione Colin Rowe a considerare summa della modernità, la maison à Graches, che, dei quattro modi in cui si declina l’intreccio delle strutture analizzate da Le Corbusier, è quello più difficile. Tuttavia questa che sarà il punto di partenza di Trasparenza è il cuore dell’insegnamento di Austin e della uscita dalla teoria architettonica della prima modernità, forse non coglie il cuore della svolta. Che parte dai materiali. E reclama l’uscita dal centro del purismo occidentale, l’attenzione alla materia ed alla sua modellazione.
Senza l’analitica che viene dalla Grecia, Aristotele e Platone, non si va da nessuna parte, ma senza la materia, non vi è segno alcuno del pensiero. E la materia è il problema della architettura romana. Il calcestruzzo, o alla francese il beton brut.
In realtà i romani non hanno mai smesso di rivestire alla maniera greca. Ma la loro arte è la massa muraria. Perciò l’archeologia è rivelatrice. L’architettura di Le Corbusier è bensì un’architettura di oggetti guardati dall’esterno, e la Ville à Garches è guardata così da Trasparenze, ma i realtà l’interno è ben presente, come rivela la promenade architecturale.
Le tre strutture che non possono essere mai dimenticate non sono solo l’architettura dei pilotis, del’ingegneria, suolo libero pianta libera, facciata libera e tetto giardino, ma soprattutto dell’implicazione inetrno/esterno. Vi è una dimensione scultorea di Le corbusier, che la ville à Garches rivela nella estroversione della casa dal patio interno il vano scavato nel volume della casa, alla scala imponente e del tutto esterna al volume puro, che lo collega al suolo del parco.
Il capitol, (anche la tourette e notre dame du haupt) sono oltre. Non so se “meglio”.
Del resto è stato inventato il modulor che ha dato fiato ad una idea dell’armonia non esclusivamente ideale. È l’armonia del mondo. Non può mancarle il corpo del mondo, la somaticità del corpo.
Da qui parte una diversa attenzione alla natura appartenente alla seconda modernità. Che è altresì inseparata nell’armonia, il primitivismo. In Italia dicevamo la dimensione primaria della nascita (De Carli). Che ne sottolinea la dimensione strutturale e originariamente a-conscia.
Con questo metto in evidenza la dimensione ultra occidentale, non esclusivamente occidentale della seconda modernità. Warm Modernity, l’ha chiamata Maddalena. Caldo forse non solo per il tropico cui rimanda l’immagine della geografia terrestre in cui si unisce l’india al Brasile ed all’estremo oriente giapponese. Forse anche per l’importanza che vi assume, la dimensione corporea e somatica, in una parola materiale. In cui non viene a mancare la dimensione del sentire. Popolare. Non voglio insistere sulla parola. Non mancherò di segnalare la dimensione pre-scentifica (comune a scienza ed arte) dell’entusiasmo che ispira le parole dedicate all’espace indicible, l’armonia della natura stessa.
È questo che anima la coniugazione di primitivismo e materialismo. Che non appartiene in esclusiva all’autore svizzero, ma allo spirito del tempo, gli anni del secondo dopoguerra. In proposito voglio evocare qualche personalità d’autore, innanzitutto Moretti, poi Tanghe, e soprattutto Louis Kahn. L’ho già citato come autore del palazzo del congresso della capitale del Bangladesh. Mi sembra importante segnalarne l’opera che appartiene alla warm modernity, la seconda modernità.
La coniugazione dei due termini, per la prima volta fatta da Le Corbusier negli anni del dopoguerra che distolgono dal centro il purismo del Le Corbusier prima maniera, inaugurano la globalizzazione dell’arte del secondo dopoguerra, piuttosto nell’unità di surrealismo e natura che di arte cubista. Preferisco segnalare l’attenzione che Banham conferisce al futurismo. Ed implicitamente alla Milano del primo decennio del secolo scorso.
Ho parlato delle tre strutture dell’architettura moderna individuate dal maestro svizzero, pilotis, promenade architecturale, tracé regoulaterurs nella combinazione dei quattro modi celebrati dalla ville à garches. Qui devo segnalare che andando oltre si impone il connubio cemento grezzo, disegno accurato proporzione armonica pervasiva. Il termine brutalismo appiattisce sulla sola materia la sintesi. In realtà è la costruzione stessa che s’impone attraverso il materiale; la pietra artificiale. Anzi, per meglio dire l’intelligenza della materia nella sintesi globale. L’importanza del numero, come della linea nel canone che consente la produzione in serie, è altrettanto indiscussa. Tuttavia la materia non consente ad esse di apparire impropriamente esclusive. Perciò il confronto con il Partenone diviene concettuale piuttosto che mimetico. L’abbinamento con le megastrutture ha condannato il movimento appiattendone il valore concettuale