Il cambio paradigmatico nell’architettura: dalla mimesi della circospezione, alla precognizione del paradigma dispositivo – lo schema grafico del tracciamento, per poli e linee o picchetti e funi sul campo. o e/o architetto.
Per iniziare e preliminarmente, concordo con la tesi sostenuta in Relational spacing in Ancient Greece, (si veda l’articolo di Ananke dedicato allo studio di Pierfederico Caliari sulla villa di Adriano. Sostengo di conseguenza che il piano su cui si “disegnò” per chiodi e funi, lo schema della diposizione è il suolo stesso. Su questo suolo di cantiere, preliminarmente sterilizzato, spianato e liberato dall’acqua, in una parola “cantierizzato”, s’infiggono picchetti demarcatori di punti sensibili collegate da funi tese che determinano un allineamento (mimesi del raggio ottico dal’uno all’altro).
Questa operazione, che regola le fondazioni, è dedotta dall’edificio costruito, esposta da un disegno che regola il rilievo, inteso come restauro mentale dell’edificio – quello di cui tratta Palladio nel quarto libro -.
Su questo disegno, di cui si è premurato di verificare la correttezza metrica, opera il prof. Caliari con il tecnigrafo digitale del computer. Ricavandone una figura legittima che indica relazioni “ideali” tra i punti notevoli della costruzione, i centri degli edifici. I quali in un momento programmatico ella costruzione sono stati tracciati per funi e picchetti prima per tracciare le murature, gl’invasi abitabili, le soglie, le vie, etc.
Preesisteva un domus di proprietà della famiglia imperiale per eredità della moglie di Adriano, costruita forse nel periodo repubblicano e ristrutturata da Adriano. Costituiva nucleo della successiva “reggia” (costruita per fasi tra il secondo decennio del secondo secolo ed il quarto decennio del secondo secolo d.C.) che la circondò di nuovi monumenti, includendola in un sistema di relazioni solo apparentemente incoerente, invece solo opposto a quello tradizionale, dice con la sua verifica il professore milanese.
Per tracciare sistematicamente i nuovi rapporti, si doveva ricomprendere la struttura antica in quella nuova dunque stabilire una prima linea atraversante la domus preesistente e collegante il suo punto liminare con il centro del’edificio del padiglione ninfeo della piazza d’oro, il cui centro è il primo punto di proiezione del fascio di raggi relazionali che strutturano la logica sintattica del nuovo paradigma “ Gli antichi greci , – dice l’autore, Daniel Fernández Pascual autore dell’articolo suddetto, nel riportare gli esiti più importanti della ricerca di Doxiadis – impiegavano un sistema invariato nella disposizione degli edifici, basato sui principi della cognizione umana (ntd il modo umano di comprendere il campo d’azione). Espone così il comportamento nel tracciamento in cantiere relativo alla osservazione di vitruvio nel definire la disposizione.
L’autore intende che il principio è l’esperienza della circospezione, non dico della percezione visiva cui siamo soliti ridurre la circospezione, l’occhio, infatti è incluso nel corpo che si muove perché cammina torcendo busto e capo. L’esperienza dunque è tattile nel momento steso in cui è visiva. È la posizione del piede che “radica” la visione alla posizione. Perciò il tracciamento, per chiodi e funi, ha una posizione d’origine obbligata: quella in cui l’occhio é posizionato di fronte ad un campo sgombro da ostacoli (profili verticali d’oggetti dietro i quali si nasconde ciò che essi ricoprono) a destra e a sinistra. È il punto d’ appoggio del piede (o meglio l’asse baricentrico del corpo, spiccato dall’alto e da qui (posizione dell’occhio) proiettato al suolo. Coincide con il punto da cui si traccia l’angolo del campo sgombrato guardato che sarà occupato dal nuovo edificio. L’angolo massimo del campo verticale non nascosto, si taccia da questo punto. Ed è calcolabile con estrema precisone in sito. Doxiadis ne ha fatto uno studio individuando il punto, superati i propilei dal quale l’angolo tra i raggi toccano a destra e a sinistra la base dei profili verticali ostacolo alla visione, all’interno del quale si vede l’area sgombra da ostacoli per contemplare nell’Acropoli di Athene, il Pertenone e l’Eretteo con la statua di Athena tra loro.