Dal lancio della metropolitana di Dubai alle recenti proteste di massa in Piazza Tahrir del Cairo, lo spazio pubblico sta giocando un ruolo sempre più importante nel mondo arabo. Stiamo assistendo ad un uso diverso dello spazio; dalle proteste alle celebrazioni e alle esecuzioni pubbliche. Ma, che cosa è questo spazio pubblico? Qualsiasi definizione dello spazio pubblico è un’idea dello spazio tra le persone, gli edifici e la società. A seconda di che cosa sia questo spazio intermedio, le interpretazioni variano per quanto riguarda il contenuto, le caratteristiche e le finalità di questo spazio. La questione, è ancora più varia, quando ci si occupa della definizione del pubblico, e si presenta, la nozione di spazio. Data la complessità della definizione di spazio pubblico, in questo articolo eviterò di darne qualsiasi definizione e mi concentrerò invece sulla produzione di spazio pubblico, ed il modo in cui la rivolta al Cairo del 2011 ha ridefinito il significato gli usi e le percezioni, degli spazi pubblici.

C’è stato un grande dibattito su quanto sia stato importante il ruolo dei social media come Facebook e Twitter nelle recenti rivolte in Egitto. Questa rivoluzione, iniziata o meno nello spazio mediatico, si è poi sviluppata per le strade, ed è negli spazi fisici del Cairo dove la gente è intervenuta. Le strade della città sono state il mezzo che ha portato il messaggio del popolo egiziano ed è stato nella piazza Tharir che i cittadini hanno espresso il loro malcontento, mostrato il loro potere, ed infine, creato una nuova visione per la loro patria. Tramite l’occupazione di spazi privati trascurati, recintati e non destinati alla congregazione, gli egiziani hanno recuperato e concepito una nuova forma di spazio pubblico; più democratico e più aperto.

Lo spazio pubblico non può essere visto come qualcosa che la gente usa semplicemente; la gente da un proprio significato allo spazio attraverso il modo in cui lo utilizza, e attraverso questo significato ripensa alla fisicità dello spazio. La rivolta in Egitto non solo ha creato uno spazio fisico pubblico, ma anche un nuovo spazio rappresentativo, in reazione al simbolismo del regime. Attraverso pratiche spaziali, gli spazi sono rimasti indelebilmente impressi nella coscienza collettiva dell’Egitto, ed i loro significati simbolici rifatti per operare in altri modi. Come risultato, è apparso un nuovo spazio immaginario pubblico, pieno di nuovo simbolismo.

Come Henri Lefebvre ha notato in The Production of Space (1991) “Lo spazio è riempito con la politica e l’ideologia; non è semplicemente lo stadio di relazioni sociali o un’arena per azioni; è operativo nell’assemblaggio di questi, mostrando l’interconnessione tra spazio mentale e fisico “. La rivolta egiziana ha rivoluzionato il modo in cui le persone percepivano, vivevano e concepivano gli spazi pubblici in generale: “La strada diventò non solo un posto dove parcheggiare auto, ma l’ingresso di casa in un modo sacro”, “graffiti e arte pubblica diventarono un modo per recuperare spazi pubblici e libertà di espressione “e ora, al Cairo, quando si cammina per le strade, “c’è vita e un senso di spazio condiviso che proteggono i quartieri. In precedenza c’erano un sacco di strade e spazi vuoti che erano amministrati da parte dello Stato “.

Lottando contro il regime gli egiziani hanno attivato un processo di produzione dello spazio mai sperimentato prima: lo spazio vissuto, percepito e concepito diventa contemporaneamente reale, simbolico e immaginario, consentendo “al pubblico”di ripensare, ridefinire e reinterpretare lo spazio pubblico della città in modi democratici.


Save pagePDF pageEmail pagePrint page
SE HAI APPREZZATO QUESTO ARTICOLO CONDIVIDILO CON LA TUA RETE DI CONTATTI