PAPERS FROM CALL ANTEPRIMA ARTICOLI
CICLOSTILE ARCHITETTURA. Giacomo Beccari
“L’idea di “Smallness” nasce come risposta alle difficoltà dell’economia mondiale, di fronte alle quali il progettista non può limitare il suo ruolo alla ricerca del fascino dell’oggetto.Ricerca dunque un approccio sostenibile ed efficace; perciò impegnato in progetti a scale differenti che focalizzano la ricerca negli ambiti della progettazione partecipata e del recupero. “Smallness” è la filosofia e l’idea che ha connotato i progetti fino al 2011.”
Ciclostile Architettura è una società di Bologna che basa la sua filosofia e le sue idee sul concetto di “Smallness”, indicando con questo termine l’ottimizzazione dei costi sociali ed economici del design attraverso l’uso creativo ed innovativo di tutte le risorse: attori del processo, materiali, tecnologie, budget, tempo.
Parole chiave: sostenibilità; progettazione partecipata; design; smallness; microstoria.
RECONSTRUCTION AS URBAN PRINCIPLE. Michele Caja
“Starting from the exhibition Rational Architecture: The reconstruction of the European City (Bruxelles 1978), which is the sequel on a more international scale of a previous exhibition coordinated by Aldo Rossi at the Triennale di Milano (Architettura razionale, Milano 19732), the concept of reconstruction, applied to the particular case of the European city, is introduced to affirm a generation of architects and experts of urban questions who, under the definition of rationalism, mainly intend the analogy between city and architecture as defined by Alberti. The Alberti’s art of building is here declined, from urban point of view, as art of re-building the own characters of the European historical city”.
Parole chiave: European historical city; re-building; analogia rational city.
STORIA DI UN TENTATO URBICIDIO. Stefano d’Armento
“Valencia, Spagna. C’era una volta il Cabanyal. E c’è ancora. Poble nou de la mar fino al 1897, anno in cui viene inglobato nel comune di Valencia, il Cabanyal nasce come borgo di pescatori per poi diventare, man mano che Valencia alle sue spalle cresceva e lo raggiungeva, residenza estiva della borghesia valenciana; prime evidenze della vocazione turistica del quartiere, che continuava a mantenere una buona quota di abitanti dediti alla pesca ed alle attività del vicino porto.”
L’articolo tratta della storia di questo quartiere, che ha resistito strenuamente alle logiche di demolizione dell’urban profit grazie al suo modello urbano potenzialmente funzionale e vivibile.
Parola chiave: resistenza/resilienza urbana.
L’ONESTÀ INTELLETTUALE DELL’ARCHITETTO. Isabella Daidone
“Negli anni settanta, in Francia e poi in Italia, nasceva una rivista dal titolo esplicito, “Espaces et Sociétés”, diretta da Henry Lefebvre e Anatole Kopp. Arriva in Italia nel 1975, come sua traduzione e nel 1978 assume la propria autonomia sotto la direzione di Giancarlo De Carlo”.
Si propongono nuove forme di socializzazione dello spazio con un architettura capace di dialogare con la storia e la geografia dei luoghi, e di esprimere l’anima degli uomini che la abitano.
Propone una architettura sociale, sempre meno rappresentativa della visione del progettista, sempre più protesa verso la partecipazione attiva degli utenti.; e che non insegue un linguaggio e una forma particolari, ma deve garantire una certa usabilità, verificata dall’uomo che ne fruisce e ne è misura. Elaborò una metodologia, quella del progetto–processo che successivamente con l’ILAUD (Laboratorio Internazionale di Architettura e Urbanistica) prese il nome di “progettazione tentativa”.
Parola chiave: progettazione tentativa; usabilità.
NON-STANDARD ARCHITECTURE. Carlo Deregibus
Non-standard, prima di tutto, è l’approccio all’architettura. Sia nel caso di esperimenti digitali, come le Trans-architetture di Marcos Novak, sia in quello di edifici costruibili, quali le opere di Anish Kapoor o di Objectile, il progetto non è la modalità con cui l’architetto dispiega le proprie capacità di immaginazione, controllo e preveggenza: la rappresentazione assurge a un ruolo maieutico, e l’architettura diventa risultato di un algoritmo evolutivo. Scompare la composizione.
L’articolo tratta degli approcci non-standard dell’architettura e evidenzia il problema della legittimazione del progetto architettonico così sviluppato e della scomparsa della composizione.
Parola chiave: non-standard architecture.
PER COSTRUIRE IL GIARDINO PLANETARIO. Vincenza Farina
Per costruire il ‘giardino planetario’… To build the ‘planetary garden’… ”Il faut cultiver notre jardin“.
“Sembra divenuta più che mai urgente la necessità di credere nell’efficacia di una resistenza molecolare da attuarsi per mezzo del nostro lavoro ogni volta che se ne presenta l’opportunità e che sia, dunque, oggi necessario, più d’ogni altra cosa, “coltivare (bene N.d.A.) il nostro giardino” (Voltaire) avendo come orizzonte la costruzione del ‘giardino planetario’.”
L’articolo richiama, altresì il genius loci e introduce il tema della narratività dei luoghi e degli oggetti, oltre che della necessità di contrastare la deterritorializzazione di certe logiche occupative.
Parola chiave: resistenza molecolare; genius loci; appartenenza; radicamento.
DAL VILLAGGIO ALLA CITTÀ. PAESAGGI URBANI NELLE PERIFERIE DI DAKAR. Roberto Filippetti
A lungo considerate luoghi senza storia, senza tradizioni, senza regole, a volte addirittura senza un nome, le periferie appaiono oggi, paradossalmente, tra i contesti più vitali di Dakar, la capitale del Senegal…La sua cinta periferica, fin dal periodo coloniale, costituisce un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, “un territorio sperimentale” secondo Georges Balandier, Qui i suoi abitanti, in gran parte contadini e villageoises recentemente immigrati dalle campagne, sperimentano autonomamente modelli urbani innovativi, in cui forme e modi d’uso propri della tradizione si contaminano con la civiltà moderna.
Si nota che nei tanti insediamenti informali, sparsi tra gli interstizi della città ufficiale, si nascondono realtà urbane tra le più interessanti. Come Pikine, vibrante e caotico “villaggio di villaggi”… Questi complessi presentano certamente dei problemi enormi, legati in primo luogo alla mancanza di adeguate infrastrutture e alle precarie condizioni igieniche; invece di affrontarli, però, si continua spesso a far ricorso agli sfollamenti… Forse un cambiamento avverrà solo quando gli abitanti delle banlieue vedranno riconosciuti e valorizzati i propri modelli culturali.
Parola chiave: villaggio; pattern.
UNSTABLE TIRANA. Fabrizio Furiassi
In tema di studi sull’urbano, alla 12° Biennale di Venezia, Andrea Branzi (Archizoom Asociates) ha presentato La Nuova Carta di Atene, una lista di dieci suggerimenti che ci aiutano a leggere e interpretare le condizioni delle città presenti, che sono attraversate da flussi finanziari, merceologici, di comunicazioni e persone. Andrea Branzi raccomanda di considerare la città simile ad un “high-tech favela, senza soluzioni rigide e definitive, fatta di dispositivi reversibili, incompleti e trasformabili […] un plancton vivente”.
D’accordo con questa analisi, la proposta per la nuova stazione di Tirana è la seguente.
L’idea di una continua evoluzione, si pensa possa essere formalmente e funzionalmente, ed è gestito attraverso gli strumenti GPS per smartphone con comando di gestione dei flussi per reagire ai desideri degli utenti.
Parola chiave: Hight tech favela; dispositivi reversibili.
GUARDARE LO SPAZIO URBANO IN UN’OTTICA “PRO-OCCUPATIVA”: UNA LETTURA. Elena Enrica Giunta
L’ipotesi di fondo è che siano osservabili comportamenti emergenti nell’uso e, ancora prima, nella concezione dello spazio; e dello spazio pubblico in particolare. Comportamenti che, se criticamente osservati e parametrizzati, possono fungere da importanti indicatori per la cultura del progetto.
L’articolo sostiene la tesi secondo cui, se i cambiamenti realazionali e sociali sono cambiati, il designer deve cogliere questi cambiamenti e configurare spazi-processo, script ambientali aperti, che possano interagire con i fruitori.
Parola chiave: spazi-processo.
MAT BUILDING COME ELEMENTO DELLA CITTÀ VILLAGGIO. Giovanna Licari
“Mat-building can be said to epitomize the anonymous collective; where the functions come to enrich the fabric and the individual gains new freedoms of action through a new shuffled order, based on interconnection, close knit pattern of association and possibilities for growth, diminution and change”. Smithson A., How to recognise and read Mat-Building. Mainstream architecture as il has developed towards the mat-building, in “Architectural Design”, Vol. XLIV, 9/ 1974, pag. 573.
Si sostiene che le regole compositive che si basano sui principi del mat building consentono, una rivalutazione dell’architettura strettamente legata al luogo rendendo lo spazio pubblico centro strategico per la composizione del progetto urbano. Lo studio e l’analisi dei principi di organizzazione dello spazio urbano secondo i criteri del mat building saranno oggetto di possibili applicazioni e sperimentazioni progettuali all’interno del progetto di ricerca: la “natura densa”, il morfotipo della Casbah organizzata, la gemmazione e l’ibridazione tra pubblico-privato e tra funzioni.
Parola chiave: Casbah organizzata; mat building.
LABORATORIO MEDITERRANEO. Emanuela Nan
Le città mediterranee, grazie alla combinazione di:
– una straordinaria intensità e durata dei flussi (movimenti di esseri umani e scambi di beni e informazioni)
– la frequenza dei contatti
– la dotazione di dispositivi di contatto e di comprensione interculturale, accumulati e stratificati nel tempo in gran numero e varietà di ambienti di grande spessore,
si dimostrano oggi ambiti dotati di una stratificata e caleidoscopica complessità, sia reale che immaginifica, consolidata da secoli di storia e moltiplicata dal sogno promosso dall’industria del turismo di massa.
Il Mediterraneo, modello riconosciuto di “zona di contatto”, appare laboratorio per la definizione del territorio urbano contemporaneo, in cui si sovrappongono sistemi preesistenti e nuovi significati del rapporto tra spazio, cultura e movimento: un nuovo spazio eterotopico e eterocronico in cui lo spazio pubblico è sempre più temporaneo e personalizzabile.
Parola chiave: piattaforma.
VAP. Virtual Architectural Performance. Davide Nolli
“Con la rivoluzione industriale si può iniziare a parlare di spazio di CIRCOLAZIONE: la città cresce a dismisura e le sue nuove mura sono proprio gli anelli infrastrutturali che ne supportano lo sviluppo.
La società dei consumi e le sue città nascono in questo momento, la rete di circolazione non smette di crescere e moltiplicarsi per tutto il XX secolo e diventa veicolo dell’informazione che sostiene processi economici e sociali del momento. La velocità di spostamento produce dispersione. Attorno al nucleo consolidato si forma una nebulosa rarefatta di oggetti urbani ed infrastrutture.
L’era elettro-telematica libera dalle costrizioni spaziali e temporali. Si assiste ad una vera e propria dislocazione spazio temporale. Stando in un punto e nello stesso istante l’uomo può essere connesso ovunque.
Si disegna un urgenza: rielaborare lo spazio di contatto o, più precisamente, le figure che dovrà prendere oggi per rispondere insieme alle esigenze imposte dallo spazio di agganciamento alla società globale e alle esigenze specifiche, contestuali e memoriali, delle differenti società impiantate sulla nostra terra”
Queste Performances virtuali rappresentano una vera e propria strategia di progetto e di comunicazione veicolata per mezzo del mondo virtuale. Si riprogettano gli spazi costruendo una quinta dimensione a metà tra il reale ed il virtuale e si richiama la partecipazione attiva del cittadino, che attraverso le nuove tecnologie (Smart- phone, QR code e social network viene informato e “formato” sul passato, sul presente e sul futuro del luogo visitato.
Parola chiave: Virtual; Architectural; Performance; Tecnologia; Social Network.
CROSCAPES. URBANIZED TERRITORIES AND INTEGRATED METHODOLOGIES. Giovanni Santamaria
We can consider our landscape as the synthesis of historical-geographic contents (collective), aesthetic-sensitivity contents (individual), and ecological-natural contents (glocal). The historical-geographic ones, are themselves a synthesis of a territory defined by geophysical, administrative, and linguistic characteristics and an environment defined by biological (life conditions, ground components) and cultural characteristics (historical attribution and values, modality of the transformation of land).
Il territorio, inteso come risultato della cooperazione tra natura e uomo, è la sintesi di apporti storico-geografici, estetico-sensitivi e ecologico-naturali. Il paesaggio, landscape (Landscape is synthetically defined as the shape that an environment (contents) gives to the territory (matter) – R. Assunto, Il Paesaggio e l’Estetica- Territory, Ambient, Landscape: an attempt for a conceptual clarification – ) quindi, vive e si trasforma continuamente, cioè subisce il metabolismo urbano che mantiene, trasforma o sostituisce parti e strutture della città per adattarle alle necessità in continuo cambiamento dell’uomo a tutte le scale, compresa quella geografica.
Parola chiave: metabolismo urbano; geografia volontaria.
SVUOTAMENTI E RESISTENZE. Vincenza Santangelo
“La vicenda del Teatro Valle è lo specchio di una condizione diffusa e latente in Italia di dismissione dei teatri, riconducibile alla crisi, ai tagli dei finanziamenti, ad alcune scelte politiche, alla programmazione obsoleta, al proliferare di cinema multisala. Nonostante la continua richiesta di spazi per la cultura, da Nord a Sud non c’è città che non abbia il suo teatro abbandonato, chiuso da anni, spesso trasformato in deposito. Tutti questi teatri nell’insieme costruiscono un patrimonio architettonico svuotato di senso e rispecchiano un generale disinvestimento nella cultura.”
Attraverso l’esempio del Teatro Valle di Roma, reazione del mondo della cultura e dell’arte, si parla della reinvenzione degli spazi codificati e della loro restituzione alla collettività.
Parola chiave: svuotamenti; resistenze.
URBAN VILLAGE RICONSIDERATO. Michele Sbacchi
“Il fenomeno, peraltro noto, per cui la città contemporanea è costituita da un tessuto di espansione moderna, più o meno pianificato, che “si imbatte” in nuclei preesistenti o comprende successivi insediamenti, con trama di solito più densa, e comunque diversa, diventa la chiave per lo sviluppo della futura megalopoli. La questione è paradossale, ma suggestiva: la megalopoli contemporanea deve affidare il suo destino al ruolo che in essa giocano i suoi “accidenti” e cioè i villaggi urbani.”
L’autore sottolinea che Shane, sostenitore della tesi, abbandona, così, la visione apocalittica di Mike Davies, che in Planet of Slums individua magistralmente il processo ma non ne ammette componenti positive.
Parola chiave: urban village.
LA CASBAH COME MODELLO DEL PROGETTO CONTEMPORANEO. Caterina Selva
“Partendo dallo stimolo offerto dall’articolo di Michele Sbacchi “Casbah + Meccano”, il lavoro analizza la ricerca architettonica effettuata dal Team Tena partire dagli anni ‘60 del Novecento, in una fase di passaggio tra Modernismo e Postmodernismo, ricerca che ancora oggi non è esaurita come testimoniano le sperimentazioni su progetti contemporanei che vengono qui proposti. Con l’aiuto della pubblicazione di Robert Oxman “Casbah: a brief history of a design concept” si cerca quindi di analizzare nel suo contesto storico la visione e la sperimentazione del variegato gruppo di architetti fuoriusciti dai CIAM e in particolare di Aldo Van Eyck rispetto alla forma collettiva ispirata dall’architettura spontanea come il più alto gesto architettonico.”
Il lavoro analizza la ricerca architettonica effettuata dal Team X a partire dagli anni ‘60 del Novecento, in una fase di passaggio tra Modernismo e Postmodernismo, ricerca che ancora oggi non è esaurita come testimoniano le sperimentazioni su progetti contemporanei che vengono qui proposti. La casbah, con la sua forte valenza eterotopica di spazio altro, si mostra quasi come una miniature city che contiene e riflette in sé gli elementi necessari a costruire un sistema urbano.
Parola chiave: Casbah; rizoma; pattern; villaggio; miniature city.
RECIPROCAL RELATIONSHIP BETWEEN OBJECT AND CONTEXT. Raana Saffari Siahkali
“The following paper is an endeavor to deepen the relation between architectural objects and their encompassing context examining the mega forms as one of the results of the shifting scale projects and interpreting them as transitional entities capable of transmutation between their contexts and the additional objects re-built on them through their further modifications; the problem of ‘containing’ and ‘being contained’.”
Parola chiave: Anthropogeographical Landscape; Mega Form; Context and Sub-Context; Natural and Artificial Topography; Intermediate Objects; Transition Thresholds; Ambiguous Condition of Morphing.
TAX FREE CITY: THE BATTLE FOR CHRISTIANIA. Aleksander Tokarz
“With the law against them, Christiania’s residents can only hope the battle-axe of real estate speculators doesn’t wipe them off the map. So far their only argument for continuation of the settlement is that it supports Copenhagen’s economy by allowing tourists to come visit and pump money back into the local businesses.”
Analisi del caso di Christiania, comunità interna alla città di Copenhagen autosufficiente per il provvigionamento energetico e quello di acqua, circondata da natura e con bassissima densità abitativa, contrastata nella sua autonomia autoproclamata dal governo Danese.
Parola chiave: villaggio; abitabilità; identità.