Agrigento

L’urban village riconsiderato

Michele Sbacchi

È opportuno ritornare sul tema del Villaggio Urbano. Esso emerge in numerosi contributi al n.0 di Arc2città, ma necessita di essere nuovamente preso in considerazione. Il Call for Papers richiedeva, in realtà, una riflessione, più ampia, sullo spazio pubblico. E questa specifica riflessione è avvenuta, peraltro con interessanti risvolti, che sono puntualmente evidenziati da Ariela Rivetta, nel suo articolo.
È possibile però proporre per alcuni di questi contributi una interpretazione più puntuale e, deliberatamente, tendenziosa. Tracciare cioè un filo rosso che lega tra loro queste note sullo spazio pubblico rivelando come, in realtà, si addensino intorno all’idea di villaggio urbano. Questa operazione di rilettura ci risulta di facile attuazione alla luce dell’illuminante ed articolato contributo di Graham Shane, Urban Village as a Global Condition. In esso Shane enuncia il tema, e ne sottolinea soprattutto la sua dimensione globale. Ne evidenzia lo sviluppo ma soprattutto ne afferma una indiscutibile attualità che non può lasciarci indifferenti: “In a curious paradox, urban villages, sometimes expanded into vast favela city expansions or suburbs, seem to hold the key to the megacity’s future” .

 

 

 

Milano

La scuola di Milano

Ernesto d’Alfonso

Parlerò della “scuola” milanese, _ che ho frequentata e “professata” per un quarantennio_ a partire da qui, da quanto ho assimilato ed insegnato, a partire da Camillo Boito che riassume il dibattito ottocentesco.
Convinto , come sono, che l’ascendere al medioevo fosse un modo di sganciarsi dalla eredità rinascimentale senza tradirla ma indicando una diversa ascendenza al nuovo stile, apriva, per così dire, una strada al futuro che condurrà poi al liberty ed al futurismo.
Ovviamente non dico che Boito professasse il nuovo stile perché non è vero. Dico che le sue testi, e la sua teoria dello stile, indicava una via che lui stesso voleva originale (cfr.C. Boito, Sullo Stile futuro dell’Architettura italiana, in Architettura del Medio Evo in Italia, Milano, 1880, Hoepli ; introduzione.
p.XI. ). Questo , nella interazione coi movimenti artistici internazionali, art nouveau, nell’attenzione alla originalità del proprio tempo, che dal medioevo traeva soprattutto l’attenzione pragmatica al caso per caso, al privilegio del locale sull’universale, sull’artigianato piuttosto che sull’intelligenza speculativa, porterà dapprima gli architetti milanesi ad una forma originale di “art nouveau”, il liberty ed in seguito al futurismo. Si veda la biografia architettonica di sant’Elia.

 

Palermo

Il progetto di restauro del moderno

Cesare Ajroldi

A conclusione di oltre dieci anni di lavoro sul tema del restauro del moderno, di cui gli ultimi sei condotti da me in quanto
coordinatore, sta per essere pubblicato un Quaderno del Dottorato di Palermo che rappresenta la sintesi di questa esperienza.
Sono stati anni a mio avviso molto significativi, in quanto hanno permesso di mettere a punto in modo evidente l’ipotesi
iniziale di centrare il lavoro del Dottorato sul progetto, e in particolare sulla scienza del progetto: titolo-base permanente di
questi anni, su cui si è innestato, dopo un anno di prova, quello del restauro del moderno. Il primo anno, infatti, si è scelto
di svolgere un progetto sul tema della casa temporanea, localizzata in un sito molto particolare, molto suggestivo, sul mare
nei pressi di Palermo.
L’esperienza del progetto nel Dottorato è stata impostata sin dall’inizio con un programma che prevedeva una fase di studio
iniziale, condotta in modo diverso negli anni e che ha preso una parte del primo anno di lavoro, poi una fase di progettazione
fino alla conclusione del secondo anno, con il terzo dedicato alla scrittura del progetto, alle riflessioni cioè sul percorso
compiuto, che mostrasse la scientificità dell’operazione condotta attraverso il processo progettuale.

 

 

 

Roma

La didattica e la ricerca

Franco Purini

L’attività didattica e di ricerca da me svolta dal 2002 al 2012 all’interno del Laboratorio di Sintesi Finale A della Facoltà di
architettura dell’Università di Roma Sapienza, discende da una serie di convinzioni teoriche e dalle conseguenti strategie
operative che qui di seguito saranno brevemente esposte. La prima considera l’architettura come lo strumento destinato
a costruire e a migliorare nel tempo l’abitare umano per ciò che concerne le sue strutture fisiche, alla luce dei principi
di necessità, di organicità, di intenzionalità tematica. Il tutto nella consapevolezza della centralità che riveste da sempre
nell’architettura la questione della sostenibilità. Intesa questa , nel suo senso più ieno, ovvero come una sostenibilità non
solo tecnico- quantitativa ma culturale, sociale, ambientale ed energetica.